L’unico annuncio che non ammette discussione

Settima ed ultima puntata della conversazione della presidente dei Focolari sul tema “La Parola di Dio”.
Vetrata del Centro Ave Arte

Cercando di riconoscere, nelle diverse espressioni del carisma, l’esplicitarsi di queste “nuove forme di annuncio”, mi sembra di dover sottolineare quel metodo che, fin dall’inizio, è parso come una vera novità e che per questo ha anche suscitato reazioni contrastanti: la comunione delle esperienze della vita della Parola. Anche essa è chiaramente radicata nel Vangelo.
Chiara stessa ci faceva notare come il canto del Magnificat sia il racconto della straordinaria esperienza personale vissuta da Maria. E non è il solo esempio. Pensiamo alla testimonianza che il cieco nato guarito da Gesù dà ai farisei, come riporta Giovanni, al cap. 9; o alla Samaritana che «lasciò la brocca, andò in città e disse alla gente: “Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia forse il Messia?”  […] Molti samaritani di quella città credettero in lui per le parole della donna» (Gv 4, 28-29, 39). E perché non ricordare l’apostolo Paolo che racconta le sue numerose esperienze fino a quella di essere stato rapito al terzo cielo?
Di fronte al relativismo che rende sempre oscuro e insignificante ogni tentativo di spiegazione teorica o di dimostrazione logica della verità, lo Spirito Santo sembra averci suggerito l’unico annuncio che non ammette discussione: l’esperienza vissuta può essere compresa o meno, suscitare simpatia o rivolta, attrarre o respingere, ma non può essere messa in dubbio.
Mi sembra che il nostro tipico impegno per la nuova evangelizzazione debba essere una convinta e decisa ripresa di questa comunione, che ci lega tutti in unità d’amore.
Essa, mentre servirà per annunciare o riannunciare agli altri il Vangelo in modo efficace, farà anche progredire la nostra santità collettiva. Ricordiamo che Chiara ha indicato nella comunione delle esperienze della Parola uno degli strumenti tipici per «mantenere ed accrescere l’unione con Dio» (Statuti generali, art. 50).
Quindi, dopo un anno vissuto all’insegna della tensione alla santità che si traduceva nel vivere attimo per attimo la volontà di Dio, lo Spirito Santo ce ne apre ora un altro in cui la stessa tensione alla santità si nutre della vita del Vangelo e della comunione delle esperienze.  Questo ci permette di far fruttare al massimo l’eredità che Chiara ci ha lasciato. Rileggiamo ancora:
«Avverto nell’anima un pensiero che ritorna: “Lascia a chi ti segue solo il Vangelo. Se così farai, l’Ideale dell’unità rimarrà. Ciò che resta e resterà sempre è il Vangelo, che non subisce l’usura del tempo: ‘Passeranno i cieli e la terra, ma le mie parole non passeranno’ (Mt 24,35) ”.
Se così farà, l’Opera di Maria rimarrà sulla terra veramente come altra Maria: tutto Vangelo, nient’altro che Vangelo, e, poiché Vangelo, non morirà » (1).
Non morirà. Ma continuerà ad essere sulla terra, per il mondo, luminoso specchio di quella Parola che Chiara ha già portato in Cielo: ut omnes unum sint, «Che tutti siano uno».
 
 

  1. C. Lubich, Essere tua Parola, Città Nuova Ed., pag. 85.

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