L’Ucraina che è in Italia

La famiglia della signora Valentina è in gran parte ancora in Ucraina, dove gli uomini sono impegnati nella difesa del Paese. Non manca da parte sua anche un pensiero ai ragazzi russi chiamati a combattere e alle loro madri che li attendono
Italia
AP Photo/Gregorio Borgia

«C’è tanto dolore, non c’è ancora pace». Esordisce così Valentina, in Italia ormai da diversi anni come collaboratrice domestica e originaria dell’Ucraina Occidentale. Sua figlia l’ha seguita già da tempo, anche lei per lavoro; ma i due figli sono rimasti lì, ora impossibilitati a lasciare il Paese in quanto in età idonea per combattere. E con loro sono rimaste le rispettive famiglie – le mogli e le figlie, di età compresa tra i 13 e i 5 anni. «Hanno scelto di non separarsi, di rimanere insieme qualunque cosa accada – riferisce Valentina –; però naturalmente sono preoccupata, li avevo esortati più di una volta a raggiungermi prima che la situazione precipitasse. Anche se, per fortuna, si trovano nella zona di Ternopil, dove al momento non si registrano scontri». Lì infatti il figlio più piccolo, che abitava in una piccola cittadina che è stata presa di mira in quanto sede di una struttura militare, ha raggiunto il fratello maggiore. Per ora i due giovani non sono stati chiamati alle armi, ma comunque non stanno con le mani in mano. «Aiutano come possono – riferisce –: preparano da mangiare per le persone in fuga dalle zone dei combattimenti, e controllano il territorio». Anche se lì non si combatte, infatti, i cittadini si sono organizzati per provvedere a una sorta di servizio di pattugliamento, nella volontà di controllare chi entra in città.

Fortunatamente le comunicazioni dall’ Italia, dopo alcuni momenti di difficoltà, sono buone; e Valentina e i figli riescono a tenersi in contatto, così come altre sue conoscenze in patria. «Ho parlato anche con un’amica di Lugans’k – riferisce –. Anche lì, nelle zone russofone, tutti sono rimasti molto colpiti dagli eventi. Anche le mie nipoti piangono spesso. La più piccola però non capisce bene che cosa sta accadendo: quando hanno attaccato la struttura militare del loro paese, e si sentivano le esplosioni, era lei a dire alla mamma di non piangere, a consolarla».

Il pensiero di Valentina, naturalmente, non va solo alla sua famiglia ma a tutto il suo popolo: «Putin ci ha definiti nazisti, ma vogliamo solo vivere e lavorare in pace – afferma –. Davvero non ci sono parole per quello che sta accadendo». Una parola però, da madre, Valentina ce l’ha anche per i russi: «Mi fa male pensare non solo ai soldati ucraini, ma anche ai giovani soldati russi mandati lì a combattere – afferma –. Poveri ragazzi! E mi fa male pensare alle loro madri, che li aspettano magari inutilmente. Prego per tutti, russi e ucraini, perché tornino presto a casa».

E una parola è anche per l’ Italia: «Vedo tante persone che non solo stanno pregando per l’Ucraina, ma che stanno anche aiutando concretamente, sia qui che in altri Paesi europei. E voglio ringraziare».

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