Lo stupore per la creazione

Intervista con il filosofo Ibrahim Özdemir sulla Dichiarazione islamica sui cambiamenti climatici

Il lancio della Laudato Si di papa Francesco ha avuto un effetto a catena non solo all’interno della Chiesa cattolica ma anche nella comunita’ interreligiosa. L’enciclica ha ispirato alcuni studiosi musulmani a produrre una Dichiarazione islamica sui cambiamenti climatici. Parliamo di questo importante documento con una delle persone che hanno partecipato alla sua preparazione. Ibrahim Özdemir e’ un filosofo turco, che per diversi anni ha avuto un’attenzione particolare sull’ambiente. È stato anche consulente di varie organizazione nazionali e internazionali sull’ecologia, incluso Enep e Unesco.

Prof. Özdemir, ci può aiutare a capire meglio qual è l’importanza della Dichiarazione sui cambiamenti climatici per la comunità islamica nel mondo, che oggi conta più di 1,8 miliardi di persone?
La Laudato Si’ ha avuto una ricezione positiva in tutto il mondo, oltre i confini della Chiesa cattolica. In modo particolare ha incoraggiato alcuni ambientalisti musulmani di diverse correnti a stilare una Dichiarazione islamica sui cambiamenti cllimatici. Nel documento rigettiamo l’avidità sulle risorse naturali e ci appelliamo per un rinnovato rispetto del “perfetto ma delicato equilibrio” della natura. In breve, ci appelliamo alla comunità musulmana affinché ci sia un impegno sulla questione dei cambiamenti climatici e perchè si prendano coraggiose azioni per evitare il peggio.

Lei è anche coinvolto nell’incontro tra religioni. È sempre più chiaro che le religioni possono e debbono giocare un ruolo importante per combattere insieme questa crisi. Quale è il suo pensiero sul contributo specifico delle persone di fede nel fare fronte alla crisi ecologica?
Le religioni possono dare un contributo significativo nel trovare soluzioni per i cambiamenti climatici e le devastanti conseguenze che sono già state identificate dalle Nazioni Unite nell’Agenda 2030 sullo sviluppo sostenibile. Credo che dovremmo integrare nella dimensione ambientale le comunità religiose così da promuovere economie sostenibili basate sulla circolarità e la condivisione. Le comunità religiose possono essere veramente un importante strumento per formare le persone a stili di vita più sostenibili e quindi dare un contributo significativo alla fine della povertà estrema. Le persone di fede possono guidare il cambiamento attraverso la promozione di soluzioni creative e innovative, non solo verso l’ambiente, ma anche per tutto quello che riguarda il rispetto delle diversità culturali, della tolleranza, della riconciliazione così da costruire società più pacifiche, inclusive e sicure. I 17 obiettivi per lo Sviuluppo Sostenibile ci spingono a trovare un accordo religioso sull’etica ambientale che può diventare un punto di forza verso il raggiungimento della sostenibilità. Soprattutto, le religioni possono aiutarci a scoprire la sacralità della natura, una visione che è condivisa da tutte le fedi così come dalle comunità indigene e da molti uomini di scienza.

Nella Laudato Si’, papa Francesco cita un poeta e mistico musulmano Ali al-Khawas (LS 233, nota 159) sottolineando l’intuizione di al-Khawas secondo il quale la natura ha un significato mistico. Pensa che questo possa contenere un indizio per un rinnovato impegno ecologico delle persone di fede?
Sì, la citazione del papa del poeta Sufi Ali al-Khawas è importante e molto simbolica. Al-Khawas, nello spirito del Corano, sottolinea dalla sua esperienza personale la necessità di non porre troppa distanza tra le creature del mondo e l’esperienza di Dio nell’interiorità. Come lui stesso cita: «Non bisogna dunque biasimare per partito preso la gente che cerca l’estasi nella musica e nella poesia. C’è un “segreto” sottile in ciascuno dei movimenti e dei suoni di questo mondo. Gli iniziati arrivano a cogliere quello che dicono il vento che soffia, gli alberi che si piegano, l’acqua che scorre, le mosche che ronzano, le porte che cigolano, il canto degli uccelli, il pizzicar di corde, il fischio del flauto, il sospiro dei malati, il gemito dell’afflitto». Infatti, la rappresentazione coranica dell’universo si può ritrovare negli scritti dei Sufi e dei poeti Islamici nei secoli. Così come il poeta Sufi del XVIII secolo di Damasco Al-Nablusi ci invita a vedere e a leggere l’intero universo come un libro: «Rifletti sulle parole del Libro dell’Universo, perché sono lettere per te dal più alto dei regni. Il Libro della creazione manifesta l’ordine così chiaramente come il sole a mezzo dì ed esibisce il miracolo del potere in ogni lettera o parola».

Il Corano, quindi, senza posa interroga il cuore e la mente umana per elevare i suoi sentimenti e le sue emozioni, per farci contemplare le meraviglie dell’Universo come se le vedessimo per la prima volta. Il mondo fisico è pieno di straordinari misteri e di eventi che, catturando i nostri occhi e affascinando i nostri cuori, ci spingono allo stupore.

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