L’Italia in costruzione

Simboliche

Dal 16 al 19 settembre abbiamo trasferito la redazione a Loppiano, per “LoppianoLab”, cui avevamo dedicato il “Primo piano” dello scorso numero, manifestazione promossa da quattro diverse agenzie culturali: Polo imprenditoriale Lionello Bonfanti dell’Economia di Comunione, Istituto universitario Sophia, cittadella di Loppiano e Città Nuova. Un obiettivo immediato: dialogare sull’unità d’Italia, e uno a lungo termine: fare l’unità del Paese. Più di 2500 persone – non tutte focolarine, non tutte credenti, non tutte italiane – hanno impiegato tempo e soldi non per assistere solo a un avvenimento culturale, ma per dar voce a gruppi e associazioni, famiglie e quartieri che l’Italia la stanno facendo, nei fatti.

 

Nel bel mezzo di questo laboratorio, alcuni appassionati lettori di Città Nuova – un gentile anarchico milanese, un imprenditore piemontese creativo e una madre di famiglia napoletana e dinamicissima – mi hanno voluto esprimere una loro perplessità, sintetizzabile così: «Abbiamo letto il Punto del numero 17/2010, che parlava della “muta che ringhia”. Siamo d’accordo sul fatto che non è possibile che una società si muova in questo modo “animalesco”, ma ci sembra che non si sia preso in conto il fatto che queste reazioni sono provocate dall’arroganza del potere». La nostra intenzione, ho risposto, era quella di sottolineare come tale modo di agire crei una società sfilacciata: anche nei palazzi della politica (con gravissime responsabilità) troppo spesso si agisce allo stesso modo.

Ma più ancora mi è parso opportuno segnalare loro quanto accadeva sotto i nostri occhi: se la muta si aggrega estemporaneamente, a LoppianoLab c’era gente con un vissuto alle spalle; se la muta ha solo un obiettivo immediato, lì ce n’era uno a medio-lungo termine; se la muta si dissolve di fronte alle prime difficoltà, lì non c’era emotività, ma anche passione civile.

 

Continuando ad osservare con attenzione e riconoscenza la folla di LoppianoLab, mi sono convinto che l’impegno quotidiano e la fantasia creatrice degli intervenuti meritava una attenzione particolare da parte dei media. Ma ciò non accade: si guarda infatti con sufficienza a chi “costruisce” il Paese, dall’imprenditore che non paga il pizzo alla madre di famiglia che organizza un asilo di quartiere. Purtroppo troppi media si stanno allontanando dalla realtà, dalla gente: non ci sono più inviati, costano troppo, e ci si limita a lavorare dalla scrivania; si dà ascolto a certe potenti lobby facendo finta che siano maggioritarie… Un esempio lampante viene dalla visita del papa nel Regno Unito, la patria del “fu” grande giornalismo anglosassone, quello che metteva la verità del fatto al di sopra di ogni opinione: i media hanno dovuto a denti stretti far marcia indietro di fronte al successo inatteso di una visita non voluta.

Insomma, bisogna aprire le orecchie. A Loppianolab il nostro fotografo ha colto una scritta sulla maglietta di un partecipante: «Siamo sempre all’ascolto». Ecco, anche questo è un programma di speranza. Per noi giornalisti, per voi lettori, per chiunque voglia sentirsi costruttore del nostro Paese.

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