L’invasione dei Suv

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Fosse ancora tra noi Giorgio Gaber, avrebbe sicuramente chiarito se il Suv sia di destra o di sinistra. Il cantautore milanese ironizzava infatti sul costume italiano di ricorrere ad una lettura ideologizzata di tutto, compresi la vasca da bagno (da lui affibbiata alla destra) e la doccia (attribuita alla sinistra). Questi potenti e ingombranti fuoristrada – chiamati Suv, che sta per Sport utility vehicle, ovvero automezzo per uso sportivo – stanno spaccando in due il Bel Paese. Si potrebbe interpellare un filosofo della scienza politica per capire se il prorompente sentimento che sale dalla società civile si possa configurare in qualche modo come fattore aggregante di una sorta di movimento popolare No Suv. Non è stato elaborato ancora un manifesto (c’è sempre da temerlo), ma è certo che il popolo anti-fuoristrada ha trovato ulteriori convinzioni e nuove adesioni morali dopo l’incidente accaduto a metà febbraio nel centro di Milano. Un bus si è scontrato con un tram a causa dell’improvvisa manovra (sembra per evitare pedoni fuori dalle strisce) di un Suv: una donna morta e oltre venti feriti sono il triste bilancio. Via i Suv dalle città, è stato il subitaneo, spontaneo, irrefrenabile slogan della reazione di tanta gente. Prendere misure drastiche è demenziale, è stata la pronta risposta di qualche esponente delle istituzioni ambrosiane, cui ha fatto eco un perentorio: Niente demonizzazioni . Il sentimento anti-Suv potrebbe accendere un’inattesa, infiammante, parolaia lotta di classe contro i cittadini benestanti possessori di un Suv. Sarebbero colti di sorpresa i teorici della sinistra antagonista e i cultori dei centri sociali, ma anche i propugnatori del nuovo corso della destra popolare; i quotidiani e i tg costretti a schierarsi pro o contro con improvvisate consultazioni tra i rispettivi direttori, mentre dovremmo sorbirci sull’infuocata tematica una dozzina di puntate di Porta a Porta, con tanto di plastico dei centri storici delle principali città e curatissimi modellini dei lussuosi fuoristrada. In realtà il sentimento più diffuso sembra quello che spira nei bar e dai meccanici, dove i frequentatori manifestano i loro convincimenti senza freni inibitori. Cosa risulterebbe? Che gli avversari dei Suv sono coloro che non li possiedono e che sono consumati da una sottile invidia perché non possono permetterseli. L’unico fattore certo e inoppugnabile è che i Suv sono proprio di moda e che, nonostante tutte le crisi che attanagliano il nostro Paese, se ne vendono in quantità crescente: 174 mila nel 2006, quasi 213 mila nel 2007, mentre nel solo mese di gennaio 2008 ne sono stati acquistati ben 20.485. Ormai i fuoristrada costituiscono l’8,5 per cento del mercato automobilistico italiano. Oggi, di questi sempre lucidi automezzi circolano in Italia oltre 600 mila. Sarà per il fatto che sono ingombranti e quindi facilmente visibili, ma li troviamo dappertutto in città. Spesso occupando i marciapiedi, anche quelli con il gradone, perché le gigantesche ruote permettono di andare dove si vuole. Nei posteggi, per le loro dimensioni, occupano più dello spazio consentito, mettendo in difficoltà i conducenti delle utilitarie. Dotati di potenti motori, i Suv sfrecciano spesso anche per le vie strette dei centri abitati, guadagnandosi il risentimento di pedoni, ciclisti e gente in moto. Nati per gli sterrati – si chiamano appunto fuoristrada -, stanno invece conquistando le città. Il comune di Firenze ha vietato, con un’ordinanza del dicembre 2004, l’ingresso nel centro storico ai possessori dei maxi automezzi. Ma la coraggiosa scelta dell’urbe di Dante non è stata ripresa da altre amministrazioni locali. Così, la città è dei Suv, nei confronti dei quali, l’accusa è ormai storica: inquinano più delle macchine normali. Uno studio di Legambiente ha messo a confronto i consumi di questi giganti e di berline di pari cilindrata. Risultato: quasi il doppio rispetto alle seconde. Noi lo diciamo da tempo – ha dichiarato Andrea Poggio, vicedirettore nazionale di Legambiente -. I Suv fanno male all’ambiente e ai cittadini. Chiarendo che il peso e l’altezza di queste auto ne fanno mezzi estremamente pericolosi per le auto più piccole, per i pedoni e per i ciclisti. In Svizzera e in Germania i muscolari fuoristrada sono penalizzati da tempo. Così si rinnova la richiesta di vietare ai Suv la circolazione nei centri storici anche in Italia. Sarà accolta? Ai posteri, l’ardua sentenza. Nella Finanziaria 2006, tra le seriose 253 pagine, era prevista una sovrattassa. Alla fine, la legge di bilancio fu varata, ma nulla riguardava i Suv. Potenza persuasiva delle case costruttrici! Inquinamento, ingombro, ma soprattutto rischi. Chi guida una macchina del genere – afferma l’esperto Alberto Fiorillo – ha spesso una sensazione di sicurezza. E può essere portato a fare manovre che poi si rivelano difficili o pericolose, perché la maneggevolezza e le dimensioni non sono quelle di una 500. I dati stanno lì a dimostrarlo: in città questi veicoli hanno il 25 per cento in più di incidenti rispetto a chi è al volante di una berlina. E questo rimanda al profilo psicologico del proprietario del Suv. L’acquisto è dovuto allo status symbol che rappresenta e alla ricerca di sicurezza di un veicolo grosso, alto, che faccia sentire protetti in caso d’incidente. Anche se provocato. La lotta di classe evocata resta una prospettiva goliardica, ma da qui in avanti i proprietari di Suv possono temere di non essere accettati socialmente, di venire additati a nemici dell’ambiente, considerati pericolosi per gli altri. Molto peggio della rivoluzione! Dal prossimo ottobre i Suv che vorranno entrare nel centro di Londra dovranno pagare 25 sterline (33 euro) al giorno. Il sindaco Ken Livingstone ha dalla sua un sondaggio: su dieci fuoristrada inglesi solo uno ha avuto il piacere di conoscere un terreno diverso dall’asfalto. Da qui la nuova traduzione di Suv: Senza utilità vera.

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