L’emergenza a Ventimiglia

A Ventimiglia, la situazione sta diventando sempre più rovente. Un giovane, in fuga verso la Francia, è morto affogato nel fiume Roja. Migliaia le richieste di protezione internazionale depositate. Tra i migranti accampati nel campo a lato del fiume Roya ci sono anche moltissimi minori: solo nel mese di maggio sono stati 711 i ragazzi tra gli 11 e i 18 anni. Un appello del vescovo Antonio Suetta alla Francia.  

Mentre gli sbarchi al Sud portano numeri altissimi di persone, dall’altro capo dell’Italia, a Ventimiglia, la situazione sta diventando sempre più rovente e si teme un’altra estate di fuoco, tra forzature al confine, respingimenti da parte della polizia francese e caos nella città di confine. A scendere in campo ora è anche il vescovo di Ventimiglia Antonio Suetta che ha rivolto un appello alla Francia «perché riveda la sua politica di gestione delle frontiere», e alle istituzioni internazionali, «perché garantiscano a ciascuno il diritto di non dover lasciare la propria casa o di poter migrare in sicurezza». Riferendosi all’ultimo giovane morto affogato nel fiume Roja nel tentativo di raggiungere la costa francese il vescovo scrive. «Di fronte a quell’ennesima morte la reazione è quella del dolore, della compassione per i familiari, ma anche di sofferenza per la nostra impotenza. Un dolore che nasce dallo stridore enorme che c’è tra le possibilità che abbiamo per prevenire questi episodi e le situazioni che accadono. Ventimiglia in questi anni ha dato esempio non comune di accoglienza e ospitalità ma di fronte al disagio di queste persone che non hanno nulla mi chiedo se noi non possiamo sopportare qualcosa di più».

Intanto anche Amnesty insiste perché ai migranti siano messi a disposizione più mediatori culturali. «Più che la polizia servono intermediari culturali, è necessario che i migranti imparino l’italiano al più presto possibile e soprattutto si rendano conto dei loro diritti dei quali spesso non vengono informati».

A Ventimiglia continuano a accumularsi rifugiati, migranti, richiedenti asilo alloggiati in un campo insufficiente anche se trattati con una certa qualità di vita. «Ai francesi chiediamo di non respingere i minorenni. Lo fanno in barba alle protezioni internazionali: i minori devono essere accolti comunque, anche se arrivano clandestinamente». Dall’inizio del fenomeno migratorio sono state venti le “relocation”, destinazione Nord Europa e Germania, che riguardano altrettanti profughi aventi diritto d’asilo ospitati nel Parco Roja ma la situazione è critica: sono centinaia le istanze ferme, al momento sono 1116 le richieste di protezione internazionale depositate, 419 riguardano i migranti che hanno trovato rifugio al confine, ma occorreranno mesi prima che siano evase. «Il programma di “relocation” – spiegano in Questura – è una misura assunta a beneficio di Paesi come Italia o Grecia che, per ragioni geografiche, sono maggiormente coinvolti rispetto ad altri nella questione migratoria». Procedura che riguarda profughi appartenenti a nazioni quali Eritrea o Siria dove sono in corso conflitti armati. In deroga al regolamento di Dublino, i richiedenti possono essere trasferiti in uno Stato membro secondo le quote messe a disposizione dai Paesi che hanno aderito.

«A Ventimiglia si garantisce il diritto di formalizzare la richiesta di asilo in tempi brevissimi, secondo la Questura. Nel commissariato sono presenti mediatori culturali di lingua araba, inglese, francese, spagnola, urdu e tigrina, a supporto dell’attività di polizia. Continua sempre l’opera preziosa presso la chiesa di sant’Antonio alle Gianchette, dove vengono ospitati oltre un centinaio di persone. Il parroco è don Rito Alvarez che ci racconta che dal 31 maggio 2016, quando ha messo completamente a disposizione le strutture parrocchiali sono passate circa 20mila persone di 82 diverse nazionalità. «Un’opera di accoglienza resa possibile dalla generosità di molti e senza il sostegno di fondi pubblici». Tra i migranti accampati  nel campo a lato del fiume Roya ci sono anche moltissimi minori: solo nel mese di maggio sono stati 711 i ragazzi tra gli 11 e i 18 anni censiti dalla Caritas.

 

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