«Le superiori ridotte a 4 anni? Un errore»

La ministra Fedeli propone di estendere la sperimentazione del ciclo ridotto ad altri 92 istituti, per un totale di 192, nonostante il parere contrario del Consiglio superiore della Pubblica istruzione. Le dure critiche di Mario De Caro, già presidente della Società italiana di Filosofia analitica e docente presso l’Università Roma Tre e la Tufts University di Boston.
Scuola

«Molti esperimenti dimostrano che i bambini nascono con capacità altruistiche e tendenze cooperative, che possono sparire nel caso in cui non vivano in un ambiente sufficientemente ricco dal punto di vista affettivo e morale e se non hanno un’educazione e un’istruzione come si deve». Ecco perché «i tagli all’istruzione sono una catastrofe» per le giovani generazioni e per l’intera società. Mario De Caro, già presidente della Società italiana di Filosofia analitica e docente presso l’Università Roma Tre e la Tufts University di Boston, critica non soltanto la scelta politica di non destinare mario-de-carofondi sufficienti all’istruzione, ma anche di progettare una riduzione del ciclo di studi alle superiori da cinque a quattro anni.

Già da quest’anno è, infatti, possibile iscrivere il proprio figlio ad una delle scuole che rientrano nel progetto del ministero dell’Istruzione: 100 scuole che la ministra Fedeli vuole portare a 192, nonostante il parere contrario del Cispi, il Consiglio superiore della Pubblica istruzione, che parla di ampliamento ingiustificato, e nonostante le iscrizioni siano già in corso (si chiuderanno a febbraio). Estendendo il progetto, spiegano dal ministero, la sperimentazione sarà più ampia con un campione più rappresentativo.

Con un anno in meno di scuola si cercherebbe di combattere la dispersione scolastica e si allineerebbero i diplomati italiani ai coetanei europei, consentendo loro di accedere un anno prima al mondo del lavoro o all’università. Il piano di studi rimarrebbe uguale, quindi richiederebbe uno sforzo maggiore, perché concentrato in meno tempo. Per soddisfare le richieste, inoltre, si pensa alla formazione di classi con oltre 25 studenti. Il progetto è stato accolto dalle proteste degli insegnanti e dei sindacati, che temono la riduzione delle risorse destinate all’istruzione e, in generale, la decisione “politica” di ridurre gli anni di scuola, impoverendo l’offerta formativa, avviando una riforma non strutturata e riducendo l’organico necessario.

Professor De Caro, cosa pensa dei tagli all’istruzione?
Sono una catastrofe! Li hanno fatti sia i governi di destra che quelli di sinistra. È molto facile farli, si hanno vantaggi a breve termine perché si risparmia molto sul debito. In fondo cosa succede: c’è un po’ di gente in meno che si laurea, i giovani studiano meno… Invece i tagli all’istruzione a lungo termine producono un danno enorme.

In che senso?
Molti esperimenti dimostrano che individui con particolari predisposizioni genetiche potrebbero diventare sia cittadini modello sia ridursi allo stato di criminalità in funzione dell’ambiente in cui nascono e in funzione dell’educazione che ricevono. È stato dimostrato che questo vale soprattutto per certi individui con particolari deviazioni genetiche che possono predisporli alla violenza, ma questo accade solo in compresenza di un ambiente sociale negativo e di una mancanza di educazione e istruzione. Quindi sì, credo che sia uno dei danni più grandi degli ultimi decenni.

Visto che siamo in piena campagna elettorale, è possibile auspicare e chiedere un impegno contro i tagli all’istruzione alle diverse forze politiche?
Assolutamente sì, però la proposta che si sta ventilando è, invece, quella di togliere un anno di scuola alle superiori e credo che sia un errore.

Di scuola, di cultura, si sta parlando come antidoto alla violenza, per cercare di prevenire le cosiddette “baby gang”, le bande di ragazzini protagoniste di fatti di cronaca nera. Che ne pensa?
C’è una famosa scuola di arti marziali a Scampìa (la Star Judo Club, ndr) dove molti bambini e ragazzi vengono recuperati ed escono dalle gang. Questa iniziativa dell’oro olimpico Pino Maddaloni è un valido esempio. È chiaro che bisogna dare modelli diversi, anche culturali. È l’unica cosa che si può fare: la repressione non porta da nessuna parte.

 

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