Le sfide aperte dell’Economia di Francesco

Verso il grande evento in programma, a fine marzo 2020, nella città di Assisi. Dal fallimento della globalizzazione dell’indifferenza alla ricerca di un nuovo fondamento nel segno della fraternità

“Economy of Francesco” si svolgerà ad Assisi dal 26 al 28 marzo 2020.  Si tratta di una tre giorni dedicata ai giovani economisti e imprenditori di fama mondiale, invitati direttamente dal papa per stringere con loro un patto nello spirito di Francesco, perché l’economia di oggi e di domani sia più giusta, più fraterna, sostenibile e con un nuovo paradigma, a partire dalle nuove generazioni.

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È un evento particolarmente significativo perché siamo immersi in un forte cambiamento d’epoca in cui l’iperglobalizzazione e la rivoluzione tecnologica sembrano aver condannato lo Stato-nazione, nel quadro di una grande instabilità economica e di crisi dei legami sociali, alla quasi totale irrilevanza. I populismi mondiali sembrano invece averlo riportato sulla scena con forme nuove di pericoloso nazionalismo.
Rodrik, da sempre critico dell’iperglobalizzazione non regolata, spiega gli errori delle élite tecnocratiche e perché gli Stati-nazione non siano riusciti a garantire prosperità economica, stabilità finanziaria ed equità. (Rodrik, Dirla tutta sul mercato globale. Idee per una nuova economia assennata, Einaudi, Torino 2019). E di conseguenza abbiano provocato risentimento, rabbia ed esplosione del populismo.
I globalisti non hanno tenuto conto di una pluralità di modelli e di sfumature dell’economia nei vari contesti, adeguandosi al Washington Consensus, ai neoliberisti, fondamentalisti del mercato attraverso la deregulation.
Oggi, pertanto, servono nuove regole per l’economia globale. Occorre passare a una globalizzazione limitata dalla dinamica degli Stati-nazione, tenendo conto della eterogeneità geografica, con una governance condivisa.
Parliamo di una economia mondiale pluralista, con Stati-nazione sufficientemente aperti all’integrazione economica, sociale, politica come nell’Unione Europea, ma sufficientemente autonomi per garantire strategie economiche in grado di soddisfare i particolari bisogni.
No quindi alla chiusura delle frontiere o al protezionismo, ma una economia mondiale capace di garantire un equilibrio saggio tra governance nazionale, sovranazionale ed una globale. Questo è un modo anche per depotenziare i sovranismi.
Sul piano culturale è necessario contrastare tutto ciò che genera gravi disuguaglianze, instabilità sociale ed economica, come avverte Luigino Bruni, in Nuova Umanità n. 234/2019, esaminando il rapporto tra capitalismo finanziario, aumento delle disuguaglianze e ragioni della meritocrazia.
Superare cioè l’ideologia della meritocrazia e riappropriarsi di una corretta visione del bene e del male che hanno invece subito una trasformazione del loro significato implicito.
Queste distorsioni, avvenute a livello economico e sociale, hanno generato insoddisfazione proprio nei ceti medi impoveriti, nei lavoratori precari o dal reddito molto basso.
Occorre pertanto cambiare paradigma culturale, prendere consapevolezza dei danni provocati dalla meritocrazia e dalla moralizzazione della disuguaglianza. Gli antidoti a tale declino morale e antropologico si possono trovare solo in una nuova cultura della solidarietà e della fraternità universale. È una questione seria.
Per andare oltre la crisi e il neoliberismo imperante è urgente la rifondazione della solidarietà sulla base della fraternità universale. La domanda che proviene dalla società civile è quella di ricostruire il legame sociale, di riconoscere il valore del limite nella globalizzazione governata e nell’uso delle risorse ambientali per contrastare il cambiamento climatico.
Questo significa superare per sempre la prospettiva avviata da Clinton, Blair negli anni ’90 e andare oltre il cosmopolitismo della globalizzazione, oltre il sovranismo per avviare un nuovo corso della politica che affronti radicalmente l’impoverimento dei ceti medi, le disuguaglianze eccessive, la desertificazione economica, la paura, la rabbia, le sirene sovraniste, l’odio, la gestione dei flussi migratori, la crisi ambientale. Insomma, si auspica il ritorno al primato della Politica sulla finanza, per ricostruire le comunità, e tenere insieme Stato e mercati, solidarietà e limite.
In conclusione, si tratta di superare l’illusione della crescita senza limite, riflettere sugli stili di vita, su quale forma dare al futuro dell’umanità. L’imperativo della crescita economica continua, inarrestabile e vertiginosa, misurata solo con l’indicatore del Pil, è sconfitto dalla realtà che appare sempre più disastrosa. Le nazioni non devono più scegliere tra la ricchezza e la felicità.
L’una non esclude l’altra se qualità della vita, salvaguardia dell’ambiente, serenità individuale e delle città non sono più considerate optional ma beni relazionali essenziali.
Nel bilancio delle nazioni devono entrare il valore delle risorse naturali e gli indici di felicità dei cittadini. Tutto questo spiega la profezia dell’evento «Economy of Francesco» del 26-28 marzo 2020 ad Assisi.

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