Le priorità di Mattarella: politica, anticorruzione, pace, perdono e cultura

Per il presidente della Repubblica «la corruzione, il potere fine a sé stesso sono conseguenza di una caduta della politica. Di un suo impoverimento». A Torino per l'apertura del Salone del libro e per incontrare i giovani all'Arsenale della pace, il capo dello Stato ha sottolineato l'importanza del perdono,che non è un sentimento da uomini deboli, ma una prova di grande forza interiore
Il Presidente Sergio Mattarella con Ernesto Olivero incontra i giovani del Sermig

Politica, corruzione, pace, perdono, cultura. Sono le parole chiave pronunciate dal presidente Sergio Mattarella a Torino, nel corso della giornata di giovedì che lo ha visto intervenire alla cerimonia di inaugurazione del 28° Salone Internazionale del Libro (dove è presente anche Città Nuova al padiglione 3 S105), incontrare i familiari delle vittime della ThyssenKrupp e dell'ultimo attentato al Museo del Bardo di Tunisi. Non solo, in quello che è stato un vero "tour de force", ha anche partecipato alla Prima giornata del perdono nell'Arsenale della Pace, alla presenza dei membri del Servizio Missionario Giovani (Sermig) di Ernesto Olivero.

Nei suoi interventi, Mattarella ha parlato di futuro e della necessità di impegnarsi per un mondo migliore. «La politica – ha detto il presidente della Repubblica – smarrisce il suo senso se non è orientata a grandi obiettivi per l'umanità, se non è orientata alla giustizia, alla pace, alla lotta contro le esclusioni e contro le diseguaglianze. La politica diventa poca cosa se non è sospinta dalla speranza di un mondo sempre migliore. Anzi, dal desiderio di realizzarlo. E di consegnarlo a chi verrà dopo, a chi è giovane, a chi deve ancora nascere».

Non poteva mancare un riferimento ad alcune delle piaghe del nostro tempo: «La corruzione, il potere fine a sé stesso, sono conseguenza di una caduta della politica. Di un suo impoverimento. I giovani si allontanano e perdono fiducia perché la politica, spesso, si inaridisce. Perde il legame con i suoi fini. Oppure perde il coraggio di indicarli chiaramente. La politica scompare se si chiude solo nel tempo presente. Se perde la capacità di guardare al futuro. Naturalmente, deve esser chiaro, la politica è anche concretezza. Senza la capacità di affrontare i problemi di oggi, senza il proposito di ridurre i danni, di sanare le ferite sociali, di andare incontro ai bisogni materiali, la politica non sarebbe capita e le istituzioni finirebbero nel discredito dei cittadini. Il presente è una prova di umiltà per la politica, perché la costringe a tradurre, faticosamente, i principi in scelte concrete. Ma si deve fare ciò che è possibile oggi, tenendo, comunque, alta la testa sul domani e coltivando sin d'ora il progetto di un futuro migliore».

Affinché si riesca davvero a realizzare un futuro migliore, però, serve l'impegno vero e fattivo dei giovani. E proprio a loro Mattarella lancia il suo appello: «Non tiratevi indietro. E soprattutto non rinunciate ai vostri ideali di umanità e di giustizia. Non ascoltate le sirene che cantano il denaro come misura unica del successo personale. Su quella strada vi è il rischio di essere disposti persino a tollerare i traffici illegali di rifiuti, di armi, persino di esseri umani. Il vero successo è costruire un mondo di pace e di giustizia. La vostra prova di concretezza, mentre discutete e lottate per un mondo più giusto, sta nel partire da voi stessi. Ciò che chiediamo agli altri, ciò che pretendiamo dalla comunità, dobbiamo essere capaci di realizzarlo nella nostra vita, a partire dalle persone che ci sono vicine».

E per riuscirci, serve il perdono. «Il perdono – ha sottolineato Mattarella – è una chiave di umanità. Non è un sentimento da uomini deboli. Al contrario, è una prova di grande forza interiore. Perdonare vuol dire donare totalmente. È il dono, la gratuità che genera società, che contrasta la violenza, che consente all'umanità di progredire. L'odio moltiplica l'odio. Il dono, invece, apre alla vita. E il perdono lo fa con una forza molto più grande».

«La pace – ha aggiunto il presidente – nasce dalla fatica di dire no quando è necessario. E di dire sì quando è impegnativo.
Il perdono non cancella la memoria. Né la ricerca della verità. Le ferite lasciano delle tracce sulla nostra carne. La violenza non va dimenticata, anche perché ricordare deve servire a non ripetere più. E tuttavia la riconciliazione – che muove da coscienze mature – consente di costruire di nuovo dove c'erano le macerie. Partire da noi stessi, dalla nostra coscienza, dall'amico che ha bisogno e ci sta accanto. E, al tempo stesso, guardare in avanti, compiere uno sforzo per osservare l'orizzonte più lontano. Dobbiamo fare entrambe queste cose. Così aumenterà la nostra voglia di cambiare la società.
Saremo tutti migliori se il vostro entusiasmo contagerà gli altri. Datevi da fare, perché ai giovani spetta il futuro».

Foto: fonte Quirinale. Per leggere il discorso integrale del presidente clicca qui.

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