Immigrazione e terrorismo, tra stereotipi e buone notizie

Riportiamo la seconda parte dell'articolo di analisi al sondaggio Ispi-Isos sulle principali paure degli italiani
migranti

Non si può nascondere, poi, una certa confusione sulla reale situazione. Gli italiani non sembrano essere davvero ben informati e paiono, invece, radicati su luoghi comuni abbastanza dozzinali.

Un esempio su tutti. Il 70 per cento della gente nel nostro Paese sembra pensare che il numero delle vittime per terrorismo in Occidente sia molto più alto del dato reale. Il 70 per cento degli intervistati è convinto che il numero dei morti in Europa sia fra i 500 ed i 5.000, mentre non ha superato i quattrocento. Gli attentati terroristici, infatti, colpiscono in gran misura soprattutto Africa e Medio Oriente. Nel 2015 (il dato completo più recente fornito dal Global Terrorism Index) i cinque Paesi con il maggior numero di vittime del terrorismo sono infatti l’Iraq, l’Afghanistan, la Nigeria, il Pakistan e la Siria. Insieme, questi cinque paesi contano il 72 per cento di tutte le morti per attacchi terroristici di quell’anno.

Altro grosso nodo, dove appare chiara una influenza da parte di media e di agenzie politiche, è quello che riguarda la percentuale di migranti coinvolti in atti ed attacchi terroristici. La maggior parte dell’opinione pubblica tende a sovrastimare il ruolo degli immigrati irregolari o dei richiedenti asilo nel compiere attentati su suolo occidentale. In effetti solo l’11 per cento di chi ha compiuto attacchi dal 2014 rientra in queste categorie, mentre il 46 per cento dell’opinione pubblica pensa che la quota sia superiore. Il 23 per cento di questi ritiene che sia addirittura oltre il 40 per cento. In effetti, è dimostrato che la gran parte degli attentati sia stata compiuta in questi anni da persone che avevano già la cittadinanza del paese bersaglio.

C’è poi un’altra domanda: quali sono le cause di questi attacchi terroristici? Le risposte offrono un certo sventagliamento di giudizi anche se, come giustamente fa notare la ricerca, gli stessi studiosi e addetti ai lavori spesso si trovano in disaccordo quando devono individuare le cause per attacchi terroristici, soprattutto in un Paese ben determinato. È importante notare come una parte importante dell’opinione pubblica sembri propendere verso cause che rimandano al fallimento del processo di integrazione di parte delle comunità islamiche all’interno dei nostri Paesi, soprattutto a causa di motivazioni sociali o identitarie. Un’altra parte sembra invece puntare l’indice verso un Islam radicale che ha deciso di muoverci guerra, mentre un’altra ancora percepisce il fenomeno come meramente reattivo attribuendo la colpa alle numerose azioni militari occidentali che negli ultimi decenni hanno colpito il Medio Oriente. Il 35 per cento degli intervistati propende a pensare che la radice dei problemi sia da rintracciare nella mancata integrazione delle comunità musulmane a causa di problemi sociali che oggi creano o contribuiscono a creare la radicalizzazione di gruppi di giovani. Se quelli che la pensano così sono la maggioranza relativa, preoccupa che un notevole 27 per cento pensi che “l’Islam radicale ci ha dichiarato guerra”. A fronte di queste due punte, solo il 21 per cento si interroga sugli errori dell’Occidente e delle sue guerre di esportazione; ed ancora meno (circa l’8 per cento) si interroga sul conflitto interno al mondo arabo e musulmano.

La ricerca è ancora piuttosto articolata ed accurata. Permette di leggere non solo e non tanto le caratteristiche dell’Islam in Italia e a livello europeo, ma, piuttosto, di fare i conti con gli stereotipi che ci siamo costruiti e che, nonostante tutto, non svaniscono così velocemente. Ci sono anche buone notizie. Gli italiani appaiono ancora soddisfatti di come il nostro governo stia gestendo l’allerta terrorismo e, complessivamente, una maggioranza assoluta di essi (il 53 per cento) pensa che l’esecutivo stia facendo abbastanza o molto bene. Tuttavia il dato risulta in calo relativo rispetto all’ultima rilevazione. Ciò è forse dovuto ai primi e più recenti casi di terroristi con cittadinanza italiana (l’attacco alla stazione Centrale di Milano e l’italo–marocchino coinvolto in quello di Manchester).

Fonti http://www.ispionline.it/articoli/articolo/sicurezza-italia/la-minaccia-terroristica-17003

 

Per leggere la prima parte dell’articolo, clicca qui

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