Le nuove vittime del ventunesimo secolo

Dagli immigrati alle persecuzioni dei cristiani nel Medio Oriente, il mondo conosce una nuova stagione di vittime innocenti su scala mondiale. A Bari conferenza internazionale proposta dalla comunità di Sant’Egidio
Bari

È passata solo una settimana dall'ultimo sbarco a Palermo del cargo King Jacob, la nave portoghese che ha prestato soccorso all'imbarcazione naufragata in Sicilia che ha provocato il naufragio di 800 persone. Secondo quanto rivelato da indiscrezioni giunte dall'Intelligence, questa settimana sarebberoin arrivo nel Sud della nostra Penisola altri 9mila migrantie altri 7500 sarebbero previsti per la prossima. Una tragedia di proporzioni tali da poter chiamare il mediterraneo il mare "Monstrum" più che Nostrum.  

Di questo dramma e delle nuove vittime del ventunesimo secolo, africani e mediorientali perseguitati a causa della loro fede, si è parlato nell'ambito della conferenza internazionale "Cristiani nel Medio Oriente: quale futuro?" svoltosi a Bari il 29 e 30 aprile, promosso dalla Comunità di Sant'Egidio. «Se non vengono uccisi, vengono cacciati dalle loro terre. Il pericolo del mare nostrum – ha affermato l'arcivescovo Nunzio Galantino, segretario della Conferenza episcopale italiana – è quello di rimanere inermi per impotenza. Questi fratelli hanno il timore di essere dimenticati e abbandonati». Questo l'impegno dei capi delle chiese cristiane e dei patriarchi riuniti a Bari, città simbolo dell'unità tra cattolici e ortodossi, per la conservazione delle reliquie di San Nicola il santo d'Oriente, «in una terra che -a detta del cardinale Leonardo Sandri -prefetto della Congregazione delle Chiese Orientali della Santa Sede – geograficamente è suolo italiano ma di vocazione medio orientale perché guarda ad Oriente».

«Nella città di Bari – spiega Marco Impagliazzo – presidente della Comunità di Sant'Egidio, città ponte tra Oriente e Occidente, si è voluto organizzare un incontro nato dalle situazioni drammatiche in Siria, in Irac come ad Aleppo, per smuovere l'Occidente chiamando a raccolta i capi delle Chiese per vivere un Ecumenismo della Pace e mantenere questa assemblea come punto di contatto per affrontare i problemi ascoltandoci e trovando insieme delle soluzioni». «E' un evento raro quello di incontrarsi tutti insieme, in genere ci incontriamo ciascuno nelle proprie comunità, spiega padre Pierbattista Pizzaballa – Custode della Terra Santa – questo perché la nostra gente del Medio Oriente una parola da noi l'attende e anche per dare un indicazione di metodo ai politici internazionali per individuare possibili soluzioni». Brian Farrel, segretario del Pontificio consiglio per la promozione dell'unità dei cristiani, afferma che la sofferenza dei cristiani del ventunesimo secolo contribuirà ad accelerare la loro unità, mediante la ricerca del dialogo possibile. Quello che il Papa ha chiamato ecumenismo del sangue. Il ministro Gentiloni, presente al convegno ha sottolineato che «l'’Europa è malata di egoismo, di ignavia e di indifferenza: spesso volgiamo lo sguardo altrove; lo abbiamo fatto anche davanti alle stragi dei musulmani in Europa, come a Sebrenica; lo facciamo ora davanti al martirio dei cristiani d’Oriente, che interpella le nostre stesse radici». Dunque, «combattere la pedagogia dell’odio, prendere la parola con intransigenza contro l’ignavia e l’indifferenza che inquinano la nostra cultura. La giustizia esige parresia, il coraggio della verità».

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