Le lezioni della nave del Giglio

La Costa Concordia

Ormai abituati, se non addirittura assuefatti, agli sceneggiati televisivi (le fiction) e ai programmi realistici in diretta (i reality) del mattino, del pomeriggio e della sera, ci siamo visti servire sul piatto di portata un programma inatteso di spettacolo e informazione (infotainment), altamente spettacolare (uno show in piena regola), oltremodo atto a far salire la percentuale di potenziali spettatori dinanzi agli schermi (l’audience) e la parte di essi che si trovano in un dato momento dinanzi a un dato canale televisivo (lo share). C’erano l’eroe negativo e quello positivo, non mancavano le storie d’amore e quelle di abbandono, c’erano l’egoismo e la generosità.

 

Nulla di anglosassone, comunque, solo un programma italianissimo: l’incidente alla Costa Concordia nell’arcipelago toscano. Dopo tanti giorni di “esposizione mediatica” sappiamo tutto ormai della rotta spericolata del comandante Francesco Schettino, dell’eroismo di alcuni addetti alla sicurezza della nave con in testa il capitano Manrico Giampedroni, dell’accoglienza degli abitanti del Giglio. Fin nei dettagli.

 

Ora, a qualche giorno di distanza dal fatto, che cosa conserviamo del Grande Spettacolo? Almeno tre insegnamenti. In primo luogo la sconsiderata condotta del capitano della nave, l’incredibile serie di leggerezze da lui commesse ci ha insegnato come il comando debba sempre essere responsabile, e mettere al primo posto il bene comune (l’incolumità dei passeggeri): l’interesse particolare (il saluto al collega sull’isola) e la presunzione di onnipotenza (disattivare le procedure di sicurezza e credersi inaffondabile, proprio così) non possono mai far dimenticare il fine ultimo del comando (portare la nave in porto senza danni).

 

C’è poi la questione della generosità. Se n’è vista tanta nelle concise ore della messa in sicurezza della maggior parte degli ospiti della Concordia. Penso all’abnegazione di tanti addetti alla sicurezza della nave che si sono addirittura ammutinati per salvare i passeggeri; penso alla prontezza degli abitanti del Giglio nell’accogliere i naufraghi e nel dar loro ogni possibile conforto, dalla biancheria alle coperte, dai tè caldi ai loro letti; penso anche ai piccoli gesti di generosità che tanti passeggeri hanno avuto nel cercare di aiutare chi forse aveva più bisogno di loro nella concitata fase dell’abbandono della nave.

 

Infine, il riemergere della Legge. Sì, proprio così. In questi giorni abbiamo letto e riletto che cosa avrebbe dovuto fare il capitano, abbiamo visto con curiosità le carte nautiche che segnalavano lo scoglio assassino, abbiamo udito cosa la legge impone al capitano di una nave. E abbiamo capito a quali catastrofi può portare l’infrangere le leggi, la non osservanza delle norme.

 

I tanto vituperati e criticati mezzi di comunicazione questa volta hanno funzionato appieno, svolgendo il loro compito sì informativo, ma anche formativo. I media sono stati maestri preparati e moralisti, nel senso positivo del termine, ovviamente. Le lezioni multimediali, se guidate da una sana pedagogia, sono in effetti straordinariamente efficaci.

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