Lavori in corso

Alberto Lo Presti
Poche settimane fa ci lasciava Giuseppe Maria Zanghí, indimenticabile primo direttore di Nuova Umanità. Questo editoriale non poteva aprire diversamente, e tocca a me – direttore di fresca nomina – menzionare, non senza commozione, questa perdita. Onestamente, la mia non è la voce più qualificata per illustrarne la figura. Altri lo hanno conosciuto più da vicino. Molti sono stati al suo fianco, per tanti decenni, condividendo la responsabilità dello sviluppo culturale della spiritualità dei focolari. Tanti ne ricordano la sapienza con cui accompagnava i giovani alla vita adulta, o la chiarezza con cui formava le persone portandole alla comprensione delle sfide della cultura odierna. Appena ho saputo che avrei diretto Nuova Umanità, mi ripromisi di andarlo a trovare, per ascoltarne i consigli e, perché no, chiedergli una benedizione. Non ci sono riuscito. Mi auguro di poterlo rallegrare, in Paradiso, facendo una rivista che lo soddisfi. Al ricordo di Giuseppe Maria Zanghí, intanto, sarà dedicato uno spazio in uno dei prossimi numeri della rivista.

Oltre al mio arrivo, alcune novità segnano questo primo numero del 2015.

La prima è che la rivista è divenuta un trimestrale. Purtroppo non siamo riusciti a comunicarvi il cambio di periodicità per tempo. Attendevate un bimestrale, a questa cadenza avevate già legato la vostra preferenza e, non ultimo, il vostro abbonamento. Prima ancora di spiegarvi le ragioni che ci hanno guidato a tale scelta, l’Editore assicura a tutti coloro che hanno rinnovato l’abbonamento, o lo rinnoveranno entro il 31 agosto 2015, che riceveranno cinque numeri della rivista, cioè lo stesso numero di fascicoli previsto qualora Nuova Umanità fosse rimasta bimestrale (considerando il tradizionale numero doppio).

Come mai la decisione della trimestralità?

Sarebbe troppo facile invocare le circostanze attenuanti che sono sulla bocca di tutti: la crisi economica, la conseguente difficoltà del mercato editoriale, lo sviluppo dell’informazione digitale, ecc. D’altronde, in questi tempi difficili, altre testate simili hanno chiuso i battenti. Tuttavia, Nuova Umanità è in salute. Nel declino generale del mondo dell’editoria, essa ha saputo resistere, rimanendo – nonostante una prevedibile erosione del numero di abbonamenti – in attivo. Dunque, diventiamo un trimestrale non perché siamo costretti a ridimensionarci. È vero l’inverso. La crisi ha sì un ruolo, purché ne riconosciamo la scaturigine. È crisi di pensiero, innanzitutto. Le ingiustizie sociali, le disuguaglianze economiche, il deficit democratico si collocano all’interno di un degrado etico riconducibile alla crisi di pensiero. In tale situazione, una rivista di pensiero come Nuova Umanità è chiamata a potenziarsi, non a ridimensionarsi. La principale sfida, dunque, avviene sul piano intellettuale e, in continuità con una storia editoriale rilevante e ambiziosa, Nuova Umanità risponde producendo una riflessione ancora più solida, capace di scavare in profondità nella trama sottile della storia delle vicende umane e delle visioni del mondo.

La fucina dove la programmazione editoriale nasce e si sviluppa è il gruppo di studio della Scuola Abbà del Movimento dei Focolari, nel quale si approfondisce la cultura che scaturisce dalla dottrina spirituale di Chiara Lubich. Siccome anch’essa ha rinnovato le proprie file, l’ulteriore novità è la riorganizzazione della redazione e del comitato scientifico della rivista.

Di fronte a tutti questi cambiamenti, non resta che rimanere saldamente ancorati alle certezze con cui la rivista è cresciuta in tutti questi anni. Quando Chiara Lubich fondò Nuova Umanità, con parole scritte in un messaggio d’incoraggiamento dell’11 maggio 1978, ne affidò la conduzione – allora e per sempre – alla speciale presenza di Gesù in mezzo a coloro che vi operano. Si tratta di una leadership che va meritata, ogni volta, attraverso l’esercizio della mutua carità, anche «a costo di enormi sacrifici del proprio io», come sottolineò Chiara, nella fiducia alla promessa di Gesù (Mt 18, 20). L’altro punto fermo della proposta della rivista è il pensiero di Chiara Lubich. Nuova Umanità ha sempre presentato la sua opera e il suo pensiero in modo organizzato, secondo i criteri di maggiore precisione documentale. In particolare, come avvenuto specialmente negli ultimi anni, rimane il principale luogo per la pubblicazione degli scritti del Paradiso ’49 e dei relativi studi compiuti su di essi.

Al fianco di Chiara, troveranno posto coloro che hanno accompagnato e sostenuto da vicino l’opera di fondazione del Movimento dei Focolari: Igino Giordani, Pasquale Foresi e Klaus Hemmerle, innanzitutto. Di Giordani, riporteremo in questo, e nei prossimi numeri, quello che lui amò definire il proprio capolavoro: Storia di Light, cioè la storia di Chiara stessa. I saggi e le ricerche vorrebbero aggredire con più audacia la contemporaneità. Numerose segnalazioni pervenute, in questo periodo, in redazione suggeriscono di affrontare i temi delicati, i problemi spinosi, sui quali le nostre civiltà si giocano l’avvenire. È in pianificazione un numero nel quale ci si concentrerà sul tema dell’insicurezza e del terrorismo globale, in relazione alla cultura del dialogo attivata dalle iniziative intellettuali e civili promosse in ogni angolo del pianeta.

Le sezioni della rivista concernenti gli scopi specifici della cultura dell’unità, i dialoghi nella Chiesa, nella cristianità, fra le fedi, con le convinzioni diverse, con le culture, saranno anch’essi potenziati. L’investimento effettuato sarà in direzione dello sviluppo dei temi nucleari di ciascuno di essi, coinvolgendo le figure chiave del dialogo, mostrando – e di questi tempi è necessario – che l’unico modo per uscire dalle diffidenze prodotte dal pluralismo etico e culturale è promuovere il dialogo.

In ultimo, i doverosi ringraziamenti, mio e dell’editore, vanno ad Antonio Maria Baggio, direttore della rivista prima del mio subentro. Se Nuova Umanità è in ordine, gode di buona salute, è stimata, lo si deve molto alla competenza con cui l’ha condotta in questi anni. La sua esperienza rimane una delle principali risorse per il proseguimento della rivista. Ad essa, la redazione di Nuova Umanità confida di attingere ancora in avvenire.

Da parte mia e di tutti i membri della redazione, ci impegneremo con dedizione in quest’avventura. A voi lettori, auguriamo un buon 2015.

 

 

 

Summary

 

 

This first edition of Nuova Umanità of the year 2015 brings with it some developments. First of all, the journal has become a trimestral publication. The motivation for this decision is the need to develop an ever more profound reflection capable of truly excavating our times, coming to grips with ideas and facts in the prospective of the culture of unity. Nuova Umanità is a journal of thought and is choosing this new form in order to reinforce its ability to face the crises of thought of our time. Various other developments are being elaborated by the new, recently constituted, editorial board; already in this first edition some of these are visible: alongside the doctrine of Chiara Lubich we are reserving a space for Igino Giordani, the themes of dialogue are being strengthened, and research is carried out on urgent themes of our times.

 



* Politologo. Direttore di Nuova Umanità e del Centro Igino Giordani. Insegna Teoria politica all’Istituto Universitario Sophia di Loppiano.

Alcune novità segnano il primo numero di Nuova Umanità del 2015. Innanzitutto, la rivista diventa un trimestrale. La causa di questa scelta è nell’esigenza di fondare un pensiero ancora più profondo, capace di scavare nel presente fra le idee e i fatti nella prospettiva della cultura dell’unità. D’altronde, Nuova Umanità è una rivista di pensiero e sceglie oggi di potenziarsi per meglio fronteggiare la crisi di pensiero in atto. Alcune novità sono in elaborazione da parte della nuova redazione che si è nel frattempo costituita; già in questo primo numero sono visibili: oltre alla dottrina di Chiara Lubich, si dà spazio a Igino Giordani, si rafforzano i temi del dialogo, si conducono ricerche su temi urgenti dell’attualità.

NU XXXVII (2015/1) 217, pp. 1-4

 

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