L’anno (e il Festival) che verrà

La fase di arresto subita a causa del Covid anche dal mondo dello spettacolo non ha tarpato le ali a molti artisti che hanno voluto e potuto reinventarsi lanciando le loro novità in streaming, in attesa di farlo dal vivo. Anche il prossimo Festival di Sanremo sarà trampolino di lancio di molte proposte

Abbiamo a lungo aspettato questo momento, abbiamo mestamente strappato via i fogli dal calendario mese dopo mese, abbiamo resistito: alla fine, questo 2020 sta per giungere al termine. Non che dal primo gennaio cambi radicalmente qualcosa, ma si sa, la musica vive anche di piccole scaramanzie e un pizzico di superstizione ha portato gli addetti ai lavori a toccare ferro.

A oggi, i concerti sono ancora un’utopia e la mancata promozione ha portato gli artisti a muoversi in altri modi. Nei mesi che hanno accompagnato le varie fasi di lockdown a cui il nostro Paese è stato sottoposto, si sono trovati espedienti di ogni genere per promuoversi, a cominciare dal live in streaming attraverso i social. Una formula che ha fatto storcere il naso a una grande rappresentanza di musicisti, spaventati dal fatto che costituisca un precedente pericolo per convincere il pubblico a poter stare a casa invece che affollare i palazzetti.

I primi mesi del 2020 sono stati caratterizzati, almeno per noi italiani, dal Festival di Sanremo (il “Festival dei record” di ascolti e non solo), quest’anno caratterizzato dalla massiccia presenza di artisti della scena indipendente, chiaro segnale di rottura con i precedenti. È stato il Festival di Bugo e Morgan, protagonisti di un episodio di cui si parlerà ancora fra molti anni. Il vincitore, Diodato, ha messo d’accordo boomer e millennials. E anche la critica, per non farsi mancare nulla.

Oggi, a 10 mesi di distanza, sono stati annunciati i nomi della competizione del 2021 che, con ogni probabilità, dovrebbe partire il 2 marzo, virus permettendo. Molte novità anche stavolta: Willie Peyote, La Rappresentante di Lista, Colapesce con Dimartino, Davide Toffolo insieme agli Extraliscio, Gio Evan, Fulminacci. Tra i veterani, invece, poche sorprese: tra gli altri, Noemi, Renga, Annalisa, Max Gazzè e il ritorno di Orietta Berti, circondata da giovani sbarbati. Interessante anche la proposta dei giovani tra cui brillano, a mio parere, i nomi di Wrongonyou e Davide Shorty.

Ma non c’è solo Sanremo. In questi mesi siamo stati sommersi da una slavina di singoli, videoclip e (per fortuna) numerosi album. Abbiamo parlato spesso delle nuove uscite, sottolineando lo spirito di adattamento e sopravvivenza dell’artista medio italiano e facendo le dovute differenze tra la situazione dell’emergente e quella dell’affermato. E così, dato il maggior tempo libero, abbiamo potuto dedicare più attenzione alla musica. A questo proposito, molti sono i nomi interessanti usciti con nuovi album: Speranza, Colapesce con Dimartino, Francesco Bianconi, Lucio Corsi, Samuele Bersani, Cristiano Godano, Brunori Sas. Il cantautorato, pur rimanendo il genere di riferimento per l’Italia, comincia a vacillare, ostacolato dal rap e la trap.

Già, la trap, quell’immenso mondo fecondo che sta fagocitando posizioni in tutte le classifiche. Solo nel 2020 sono usciti centinaia di nuovi artisti della scena, una moltitudine di adolescenti con lo sguardo rivolto al successo prima ancora di essere entrati nella pubertà.

Tutto questo accade nello stesso Paese in cui si è entrati in clima febbrile per i pettorali di Manuel Agnelli in tv, sintomo di un sentimento stantio che aleggia nel pubblico italiano.

Trapper da una parte, sanremesi dall’altra? Non più, mai degli opposti sono stati così attratti tra loro. Insieme si può.

Continuiamo a sperare che il prossimo sia un anno di rinascita, almeno parziale, della musica dal vivo, desideriamolo con tutto il cuore. Per il futuro degli artisti, per il presente da rendere un po’ meno duro.

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