L’amicizia tradita fra uomini e fiumi

Un rapporto complicato che ci ha portato oggi a rivalutare i fiumi per tutte le funzioni che ancora svolgono da molti punti di vista. Il libro dello studioso Stefano Fenoglio ci aiuta in questa analisi
fiumi

Abbiamo ancora vivide le immagini della recente alluvione in Emilia-Romagna, sintomo di un rapporto divenuto complicato fra uomini e fiumi. Eppure le grandi civiltà sono nate sulle sponde dei fiumi: l’ambiente fluviale, più di altri contesti ci ha permesso di diventare ciò che siamo oggi.

Qualche anno fa ho vissuto la straordinaria esperienza di sorvolare il Nilo dal Lago Vittoria fino alla sua foce sul Mediterraneo. La quota relativamente bassa e la tersa luminosità del cielo mi ha consentito di cogliere molti particolari di questo grande fiume, risvegliando nozioni acquisite sui banchi di scuola in tenera età, e ricordando epici documentari alla ricerca delle sue fonti.

Analoga esperienza, questa volta letteraria, l’ho sperimentata leggendo Uomini e fiumi. Storia di un’amicizia finita male di Stefano Fenoglio (Rizzoli). L’autore è nato in una valle alpina e ha potuto coltivare l’amicizia con le acque mosse fin dall’infanzia. Ha imparato a guadare i fiumi e a pescare. La vita poi lo ha portato a diventare uno studioso di ecosistemi fluviali all’Università di Torino, con progetti di ricerca in Italia e in giro per il mondo.

Quello dello studioso piemontese è un viaggio intorno al mondo, fra il Po e il Gange, fra il Tigri e l’Eufrate, e dentro la storia per scoprire e riscoprire la nostra relazione vitale con questi elementi naturali. L’approccio ecologico di Fenoglio consente di osservare i fiumi da molti punti di vista.

Diamo per scontato che i fiumi trasportino da secoli i nostri bisogni fisiologici, canalizzati da imponenti opere fognarie, come la Cloaca Maxima di Roma. Quando il carico organico supera i limiti, si arriva alla sgradevolissima esperienza della Londra di Dickens con il Tamigi divenuto esso stesso una grande fogna a cielo aperto. Per venire al presente, a Parigi non vedono l’ora che la Senna venga bonificata per le imminenti Olimpiadi così da poter tornare a fare il bagno, ricordandoci il nostro rapporto ludico con l’acqua.

Ma i fiumi sono anche i principali fornitori di acqua potabile, nonché per gli usi agricoli e industriali. Abbiamo imparato a trarre la sua forza con la costruzione di molini – ce n’erano 5600 a inizio ‘800 fra Inghilterra e Galles – che hanno fatto da incubatore tecnologico per arrivare alle moderne turbine e molte altre applicazioni.

Persino la storia dell’aviazione vede i fiumi come prime piste di decollo e atterraggio. Per non parlare dei fiumi come vie di comunicazione che, fin dagli albori dell’umanità, consentono di fendere territori con foreste inaccessibili nonché della fortuna dei Paesi con fiumi navigabili che hanno facilitato lo scambio di merci e l’incontro fra persone raccontata dalla storia dell’economia.

Tuttavia, come ci ricordano i molti episodi di alluvione e di dissesto idrogeologico nel nostro Paese – ma anche di inquinamento –, lo sfruttamento di questi nostri antichi amici è stato probabilmente esagerato.

Il senso di onnipotenza tecnologica e di avidità finanziaria hanno portato ad occupare i sistemi vitali dei fiumi: costruzioni nel corso naturale, modifiche del percorso – il Po è stato accorciato di 50 km –, prelievi dissennati dai greti –, il Brenta è stato abbassato fra i 4 e gli 8 metri –, sostituzione disastrosa fra le piante fluviali  autoctone con alberi sempre vissuti altrove – che alla prima piena vengono sistematicamente sradicati. Costruendo dighe abbiamo distrutto interi eco-sistemi, basti considerare l’effetto paradossale delle micro-centrali finanziate per le energie rinnovabili.

Il fiume è davvero un paradigma che spiega come “tutto sia connesso”. Oggi i fiumi sono studiati in modo indipendente da diverse discipline, dalla scienza idraulica all’economia passando per l’agronomia, la geologia, la storia e la zoologia.

Come ci ricorda Fenoglio, questo approccio a compartimenti stagni impedisce di vedere le relazioni e gli effetti tra loro congruenti. Per ricostruire l’amicizia con i fiumi è tempo di guardare alla complessità e alla ricchezza di questi sistemi nel loro insieme, mettendo in relazione le discipline e le persone, considerando gli effetti a tutti i livelli. Un tassello fondamentale nel colossale cantiere della transizione ecologica.

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