Lamartine e il mito di Graziella

Graziella, romanzo breve di Alphonse de Lamartine, uno dei maggiori esponenti del romanticismo francese ed ispiratore della Rivoluzione del 1848, ha esercitato un grande fascino sulle generazioni di ieri e su quelle del secolo ventesimo. Le edizioni italiane non si contano. Dove risiede il fascino di quest’opera che induce alcuni critici, tra cui Luigi Foscolo Benedetto, a parlare del “mito di Graziella”? Graziella fa parte delle Confidences (livre VII-X) che Lamartine iniziò in Italia, a Ischia, nel 1844. In esso, in forma autobiografica, il poeta ci parla dell’idillio con una giovane di Procida, durante il suo soggiorno a Napoli nel 1811. La conoscenza di questa semplice fanciulla, dalla fede genuina, suscita nel cuore del poeta, che ha vissuto fino a quel momento una vita dissoluta, sentimenti nuovi e puri. Ma, dopo la sua improvvisa partenza per la Francia, Graziella che è fortemente innamorata del poeta, s’ammala e muore. Nel momento della stesura di Graziella, Lamartine è, suo malgrado, nella fase conclusiva della sua esperienza politica. Nei suoi ultimi discorsi, è prevalsa la preoccupazione per una civiltà minacciata dal materialismo e da un forte individualismo, nonché dalla messa al bando dei principi cristiani. Le Confidences maturano in questa visione della vita e in esse Lamartine esprime l’amore nuovo che egli avverte per gli ultimi della società. Tale visione è presente in Graziella, dove il ricordo della fanciulla amata è trasfigurato, e simboleggia simboleggia il valore assoluto del più puro dei sentimenti. In certo qual modo Lamartine, quasi in una forma di espiazione letteraria, idealizza la donna che pure ha tanto amato, e chiede perdono ai lettori per non aver capito, in quegli anni, il vero amore. Molti sono i detrattori del romanzo, che viene dichiarato falso e retorico. Tra i più feroci, Flaubert, il quale “con il suo abituale spirito caustico così scriveva a Louise Colet nel 1871: “Non una nuvola impura che venga ad oscurare questo lago azzurrognolo! Che ipocrita!” “. Non gli si perdona l’eccessivo lirismo, l’esasperata purezza dei sentimenti e l’atmosfera estremamente idilliaca. Ma pochi sanno che Lamartine ha vissuto, dopo il frenetico e convulso periodo giovanile, nel rapporto con la serva di Dio Giulia di Barolo, una nuova esperienza interiore che lo ha portato sempre più a guardare l’umanità con occhi fraterni e solidali e la donna non più come puro oggetto della passione. Inoltre il poeta vuole rendere la gente del popolo protagonista delle sue prose, un popolo del quale egli ha voluto essere in certo modo il formatore delle coscienze oltre che l’educatore al bello. La critica della seconda metà del secolo ventesimo rivaluta il carattere simbolico del romanzo, riconoscendo che si tratta di un’opera “nella sua essenza profondamente originale”. E J. Des Cognets, nel 1960, nella sua introduzione ad una nuova edizione del romanzo scrive: “Il romanzo di Graziella è la più letteraria delle opere di Lamartine, nel senso che quasi tutto è letteratura… Tra i suoi vaghi fantasmi, Lamartine ha introdotto le ombre delle creature vive che egli ha amato… Ed era inevitabile che Graziella morisse, perché era l’immagine della sua morta giovinezza, il simbolo idealizzato di tutti i facili amori, che avevano appagato a vent’anni i suoi sensi e i suoi sogni”. Il “mito di Graziella” nasce allora direttamente dalla forza poetica del racconto che è racconto di vita e di morte, di amore e di speranza, di tradimento e di richiesta di perdono. E nasce anche dal fatto che Lamartine, figlio della nobiltà francese, canta l’amore per un’umile fanciulla di una patria straniera. C’è nell’incontro tra i due giovani, all’indomani della Rivoluzione francese, l’abbattimento degli steccati di classe, di nazionalità, di lingua, in nome di un valore che trascende ogni esperienza: l’amore. La tenerezza del cuore di questa fanciulla, ancorata in maniera schietta ai valori della fede religiosa e dotata di forte sensibilità, rende il suo amore puro, fedele, duraturo e per questo eterno. Lamartine chiama la gente semplice e povera sul palcoscenico della storia, non in nome di un’ideologia, bensì per una risposta di fraternità, di uguaglianza, di libertà, sulla base di quei valori cristiani sui quali è nata e si è formata l’Europa già agli inizi dell’Ottocento. In Graziella viene espressa compiutamente l’esigenza più profonda dell’essere umano: amare ed essere riamato. Per questo la vicenda, pur collocata in una precisa corrente storico- culturale, supera la dimensione spaziale e temporale per parlare all’uomo di tutti i tempi. Forse Lamartine non l’aveva immaginato, ma la simbologia creaturale del suo racconto diventa segno di speranza anche oggi. UN GRANDE DEL ROMANTICISMO Alphonse de Lamartine nasce il 21 ottobre del 1790 a Milly presso Macon in Borgogna. In un viaggio giovanile scopre l’Italia e s’innamora di Napoli. Nel 1819 incontra Giulia Colbert di Barolo, un personaggio destinato ad avere, attraverso il suo impegno cristiano per i più poveri, una notevole influenza sulla sua esperienza di scrittore e politico. Nel 1920 la prima pubblicazione: Méditations poétiques. Il 6 giugno 1820 sposa Marie-Anne Birch che gli darà due figli: Alphonse e Julie che moriranno in tenera età. Dopo alcuni anni in Italia per incarichi presso le Ambasciate francesi di Napoli e Firenze, torna in Francia e pubblica le Harmonies poétiques e religieuses. Viene eletto deputato a Bergues nel 1833. Da questo momento l’mpegno per le classi lavoratrici segna la sua poetica e tutta la sua produzione avrà una connotazione popolare, inserendosi così nel filone del romanticismo sociale. Restano famosi di questi anni alcuni suoi discorsi pronunciati alla Camera sull’abolizione della pena di morte e della schiavitù, sull’istruzione delle classi povere per realizzare il bene più prezioso che è l’unità della famiglia umana. Nel 1839 escono i Recueillements poétiques. Nel 1843 viene rieletto deputato. Un nuovo viaggio in Italia nel 1844 porta Lamartine a Napoli e poi nell’isola d’Ischia, e qui comincia a scrivere le Confidences di cui fa parte Graziella. Nel 1847 pubblica l’Histoire des Girondins. Dopo la Rivoluzione del 1848, di cui è stato in certo modo un ispiratore, viene nominato ministro degli Affari esteri e capo esecutivo del governo provvisorio ma, con il colpo di stato del 1851, Lamartine esce dalla vita politica. Seguono anni di solitudine e di grosse difficoltà economiche. Con i Commentaires, nel 1850, cerca di dare una genesi della propria opera letteraria e nel 1856 comincia la pubblicazione del Cours familier de littérature. Dopo la perdita della moglie nel 1863, gli è accanto la nipote, Valentine de Cessiat, che si prenderà cura di lui fino alla morte, avvenuta a Parigi il 28 febbraio 1869.

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