LABORATORIO

Il rapporto educativo come “rapporto trinitario” Linee pedagogiche nella luce del carisma dell'unità La crisi odierna dell’esperienza dell’autorità e di modi positivi nei quali esercitare la propria libertà personale mina la possibilità stessa di rapporti educativi, mentre bambini e adolescenti sono privati di figure in grado di accompagnarli nel processo della crescita.

L’esperienza umana di Gesù può costituire un punto di riferimento in grado di illuminare la situazione attuale. Gesù, infatti, è il Figlio che si autocomprende in rapporto al Padre, in una relazione asimmetrica nella quale, tuttavia, si manifesta l’uguaglianza di natura tra i Due. Il Padre, d’altra parte, non soffoca la libertà umana del Figlio e non lo dispensa dall’esperienza del dolore e dell’oscurità, al punto che il grido d’abbandono di Gesù in croce segna il compiersi definitivo della sua filialità e della rivelazione della paternità di Dio, mentre il “Terzo”, che è lo Spirito Santo, dice la reciproca apertura di Padre e Figlio nel/all’A/altro. Radicandosi nel “paradigma trinitario”, un fondamentale discorso tenuto da Chiara Lubich nel 2001, in occasione dell’inaugurazione dell’Istituto Superiore di Cultura, può offrire un significativo contributo per un rinnovamento delle relazioni educative. Educatore ed educando, infatti, mantenendo ciascuno il proprio ruolo, possono riconoscersi fratelli in Gesù e rimanere rivolti al Padre, orientamento ultimo dell’esistenza di entrambi.

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