Labirinti familiari

D. M. Augello e A. Spanò - Città Nuova 
D. M. Augello e A. Spanò "Labirinti familiari".

«Tanto ho già deciso: se lui non cambia, vado dall’avvocato. I bambini vengono con me da mia madre. E lui, faccia pure quello che vuole!». E altrove: «Non devi mai più tornare a casa all’una di notte!». «Perché, che c’è di male?»; «C’è di male che non si fa!»; «E perché non si fa? Se devo fare qualche cretinata la posso fare anche alle dieci di sera!».

Che la famiglia sia in crisi lo sappiamo. Ma sentir dire che la crisi è un’opportunità, è ben altro discorso. Significa che dobbiamo tentare di comprendere i mutamenti della vita umana e affrontarli senza paura. Anche i cambiamenti più drammatici sono in qualche modo «espressione di bisogni dell’uomo che prima venivano ignorati, come il benessere psicologico, l’autorealizzazione, la flessibilità dei legami».

 

L’importante è non limitarsi a un nostalgico lamento sui tempi degli avi. «In fondo la famiglia di oggi è frutto della famiglia di ieri. I genitori di oggi sono i figli di ieri». La vita della famiglia, «proprio come una persona, attraversa varie fasi di crescita»: l’innamoramento, le crisi, il rapporto genitori/ figli, la solitudine e, sempre e comunque, il bisogno di amare ed essere amati.

 

L’analisi di Augello e Spanò cerca di comprendere quello che avviene, afferrandone le ragioni e intravedendo possibili sviluppi verso una nuova armonia. «La famiglia deve costruire/ricostruire perennemente la propria identità e rafforzarla attraverso la condivisione». Anche perché all’orizzonte non si vede un’altra istituzione che possa garantire la sicurezza della persona. Si tratta, dunque, di capire che stiamo scrivendo una pagina della storia e «non sappiamo come saranno le famiglie di domani, né potremo progettarlo», ma incominciando a conoscere meglio l’universo familiare «possiamo contribuire alla (sua) evoluzione».

Luca Gentile

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