Contro la tratta, curare le ferite per ricostruire la vita

Giornata mondiale di preghiera e riflessione contro la tratta di persone. Un fenomeno che si manifesta in diversi ambiti: quello dello sfruttamento sessuale, dello sfruttamento lavorativo, dello sfruttamento dei minori anche per il commercio degli organi. Il forte impegno delle religiose  nel mondo per contrastare questa enorme piaga sociale e grave violazione dei diritti umani
Tratta. Opera in piazza san Pietro. Foto sr Venturelli

La tratta, «è una ferita profonda, inferta dalla ricerca vergognosa di interessi economici senza alcun rispetto per la persona umana. Tante ragazze – le vediamo sulle strade – che non sono libere, sono schiave dei trafficanti, che le mandano a lavorare e, se non portano i soldi, le picchiano. Oggi succede questo nelle nostre città. Pensiamoci sul serio. Davanti a queste piaghe dell’umanità, esprimo il mio dolore ed esorto quanti ne hanno la responsabilità ad agire in modo deciso, per impedire sia lo sfruttamento sia le pratiche umilianti che affliggono in particolare le donne e le bambine».

Sono le parole pronunciate da papa Francesco all’Angelus del 6 febbraio 2022, alla vigilia della Giornata Mondiale di preghiera e riflessione contro la tratta di persone.

Sono molte le religiose nel mondo impegnate in prima linea a contrastare questo fenomeno. Tra loro c’è suor Maria Rosa Venturelli, missionaria comboniana, coordinatrice della rete anti-tratta dell’Usmi di Roma.

«Il mio impegno nella lotta contro la Tratta, è iniziato quando ero missionaria in Polonia», racconta. «C’era una suora a Cracovia che iniziava in quegli anni (anni 2000) a prendere coscienza di questa realtà. Come comunità di sorelle comboniane (eravamo in tre, una italiana, una portoghese e una messicana), con l’aiuto di USMI Italia, abbiamo fatto, insieme ad altre Congregazioni religiose femminili, un ciclo di preparazione formativa, di tre anni, con esperti che venivano da Ginevra. Quando sono rientrata a Roma, ho continuato a interessarmi di questa realtà, frequentando all’inizio il CIE di Ponte Galeria, per ben 8 anni. Poi abbiamo creato come USMI una Rete Antitratta qui a Roma, circa 5 anni fa».

Una realtà che vede l’impegno di religiose e laici insieme per contrastare un fenomeno che ancora oggi è poco conosciuto. «Suore, anche giovani studenti, laici e anche persone di altre religioni, tutte persone con il desiderio di conoscere meglio il problema e versare “la propria goccia di umanità” su sorelle ferite dalla violenza», spiega suor Maria Rosa. Tra le religiose, lavorano insieme sorelle di etnie e lingue diverse, Istituti diversi, accomunate dal desiderio di dare il loro apporto.

A Roma, la rete si occupa in particolare del mondo femminile e mette a disposizione una casa famiglia nella quale si trova accoglienza, ospitalità e la possibilità di ricostruire, a poco a poco, la propria vita. La tratta è un fenomeno che si evolve rapidamente con strategie sempre nuove. Dieci anni fa, nella casa famiglia erano ospitate soprattutto ragazze provenienti dalla Nigeria. Ora ci sono giovani di 24 anni che hanno uno o due bambini e sono vittime di violenza. C’è bisogno, per loro, anche di un percorso formativo sulla maternità.

Ci sono donne vittime di sfruttamento sul lavoro. Anche queste sono situazioni che ledono la dignità della persona. Nella casa famiglia viene offerto un percorso di avviamento professionale, si aiutano le donne a trovare un lavoro, con i documenti in regola. C’è anche un sostegno psicologico: le donne vittime della tratta hanno paura, soprattutto degli uomini e solo dopo molto tempo – a volte cinque o dieci anni – arrivano a dire «non ho più paura di nessuno».

Anche il gruppo dei volontari ha la sua formazione: negli anni 2021/2022 sono stati organizzati alcuni incontri per alimentare la spiritualità del gruppo che lavora al contrasto della tratta.

Sono stati progarmmati tre incontri con la biblista Rosanna Virgili, che ha anche parlato della tratta nella Bibbia, un tema che ha radici antiche. Accanto ai momenti di formazione personale e di studio del fenomeno a livello teorico, la rete anti-tratta da anni fornisce alle donne un aiuto concreto: «è quel quel “toccare la carne dei poveri” di cui parla papa Francesco», spiega sr Venturelli. «Il fenomeno della tratta comprende diversi ambiti: quello dello sfruttamento sessuale, dello sfruttamento lavorativo, dello sfruttamento dei minori anche per il commercio degli organi e c’è anche il fenomeno delle bambine-spose».

Secondo l’Unicef per ogni bambino sposato sotto i 18 anni, ci sono 5 bambine sposate sotto la stessa età. Sono 650 milioni le donne che subiscono le conseguenze dirette del matrimonio minorile e oltre dodici milioni l’anno sono costrette a contrarre nozze forzate prima di aver raggiunto la maggiore età.

In Italia, quello dei matrimoni infantili è un tema di cui ancora si fatica a parlare. «I primi dati raccolti in Italia da un ente pubblico sono del Servizio Analisi della Polizia Criminale e coprono il triennio 2019-2021, da quando è stato introdotto il 9 agosto 2019 il Codice rosso per combattere i reati legati alla violenza di genere e familiare – dice Sr Maria Rosa -. In quel frangente sono stati identificati 24 matrimoni forzati, di cui l’85% a danno di donne, il 73% perpetrato da maschi, un terzo sono matrimoni minorili e il 9% delle vittime sono bambine di meno di 14 anni. Se poi si considera la nazionalità il 59% delle vittime è straniero e il 41% è italiano».

Nel corso della Giornata, che si celebra l’8 febbraio nella memoria di S. Bakhita e quest’anno ha come tema «La forza della cura. Donne, economia e tratta di persone», la rete internazionale contro la tratta di persone Talitha Kum ha organizzato una maratona di preghiera  alla quale singoli, associazioni e movimenti potranno parteciparea livello mondiale.

 

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