La storia di una targa

Per la settimana della good news, una testimonianza da Siracusa
Automobile

Siracusa, ottobre 2016. Una domenica mattina la città si è svegliata con un temporale. La pioggia torrenziale batteva incessantamente, fin dalle prime ore del mattino. In pochissimo tempo le vie della città erano allagate. Anche le strade provinciali e l’imbocco dell’autostrada erano sommersi. Il traffico viario era bloccato.

Nonostante fosse domenica, mio marito ha deciso di recarsi nella nostra azienda agricola nei pressi di Cassibile, a 10 chilometri da Siracusa, per controllare eventuali allagamenti. Nonostante le strade fossero quasi impercorribili è riuscito a raggiungere l’azienda, quasi navigando.

L’indomani, sceso in garage per prendere l’auto, si è accorto che mancava la targa: certamente l’aveva persa il giorno prima, attraversando le strade allagate. Ci siamo resi conto che perdere una targa automobilistica è veramente grave e oneroso: bisognava reimmatricolare la macchina, ottenere un nuovo libretto, nuovo bollo e nuova pratica per l’assicurazione. Avremmo dovuto affrontare costi e iter burocratico.

Si è messo in auto cercando di rifare il percorso del giorno prima, sperando di trovarla. Ma le strade erano piene di fango, spazzatura, vecchie foglie, rami secchi: quasi impossibile ritrovare alcunché. Dopo aver percorso tutto il tratto, senza trovare nulla, è andato alla Polizia stradale per presentare la denuncia di smarrimento della targa.

Qualche giorno dopo, alle 7.30 del mattino, ho ricevuto una telefonata di mio marito che si trovava già al lavoro. Mi ha detto che la targa era stata trovata e ha aggiunto: «Adesso ti racconto una bella storia».

La nostra targa era stata trovata da un operaio che stava pulendo il piazzale del rifornimento di benzina. La targa era in mezzo al fango, alle foglie secche e a tutti i detriti. L’ha raccolta, l’ha ripulita e l’ha consegnata al responsabile della stazione di servizio. Questi, a sua volta, l’ha consegnata ai gestori del bar del rifornimento, nell’attesa di qualcuno che la richiedesse.

Il giorno dopo, come ogni mattina prima di andare in ufficio, un funzionario della Polizia Stradale si era recato al bar per prendere il caffè. Il barista lo ha informato che nel piazzale del distributore era stata trovata una targa e ha chiesto che cosa dovesse fare. Il poliziotto l’ha presa in consegna. Arrivato in ufficio ha visionato le denunce di smarrimento, tra cui quella presentata da mio marito, che ha subito contattato.

Alla fine del suo racconto mi sono trovata a rispondere: «Vedi Nuccio, questa è la storia di persone che non si conoscono, ma che si sentono parte di una stessa comunità, si aiutano, pensando al disagio dell’altro, e facendo ognuno qualcosa per l’altro. Lo fanno senza mai allontanarsi dal loro lavoro, ma proprio il lavoro dà l’occasione di vivere rapporti e costruire frammenti di fraternità vissuti solo con istinto».

Vorrei davvero ringraziare queste persone che ci hanno fatto sentire meno soli nella nostra città.

Questo articolo è parte della settimana delle good news 

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