La situazione della Wagner preoccupa l’Africa

Il fallito colpo di Stato in Russia del 23 giugno 2023 da parte di Evgenij Prigozhin, capo della milizia Wagner, ha sconvolto anche l'Africa, dove il gruppo Wagner ha circa 5 mila soldati, sostiene governi e riempie vuoti di sicurezza nella Repubblica Centrafricana (Rca), in Libia, Mali e Sudan
Wagner
Il presidente russo Vladimir Putin, a destra, e il presidente bielorusso Alexander Lukashenko parlano durante il loro incontro presso la residenza di Bocharov Ruchei nella località turistica di Sochi, in Russia, venerdì 9 giugno 2023. Il capo mercenario Yevgeny Prigozhin ha detto che le sue truppe si erano avvicinate a 200 chilometri da Mosca quando ha ordinato loro di tornare indietro in base a un accordo mediato dal presidente bielorusso Lukashenko che ha concesso l'amnistia a lui e al suo gruppo Wagner di appaltatori privati, permettendo loro di trasferirsi in Bielorussia. (Gavriil Grigorov, Sputnik, Kremlin Pool Photo via AP, archivio)

Sabato 24 giugno il Cremlino ha ufficialmente parlato di scioglimento della milizia Wagner, ma gli esperti ritengono che sia improbabile, data l’autonomia del Gruppo e la sua rete di imprese in Centrafrica, Mali e Sudan. In un messaggio audio forse autentico, condiviso su Telegram lunedì scorso, Prigozhin non sembra affatto voler sciogliere la sua milizia.

Allo stesso tempo, secondo quanto dichiarato da Sergey Lavrov, ministro degli Esteri russo, in un’intervista alla rete televisiva russa RT, le amministrazioni del Mali e della Rca «hanno contatti ufficiali con la nostra leadership», cioè con quella di Putin. Lavrov ha aggiunto che i soldati russi continueranno a prestare servizio in Centrafrica come “istruttori”. È improbabile che Putin voglia rinunciare alle solide relazioni che la Russia ha instaurato nell’Africa francofona dopo che l’aumento dell’instabilità, le dispute diplomatiche con la missione di pace e l’espulsione dei soldati francesi, avevano reso instabile la situazione del territorio.

Solo due settimane prima, la Giunta militare del Mali aveva chiesto che l’operazione di peacekeeping Minusma (United Nations Multidimensional Integrated Stabilization Mission in Mali) abbandonasse «senza indugio» il Paese. Minusma, la seconda missione di pace più a rischio delle Nazioni Unite, ha perso più di 300 soldati dal 2013. Il governo maliano aveva chiesto che Minusma «cambiasse la sua posizione statica, uscisse dai campi e si impegnasse in azioni offensive e pattugliamenti» per salvaguardare le basi dell’esercito del Mali. António Guterres, segretario generale delle Nu, aveva affermato fin dal 2018 che «un’operazione di mantenimento della pace non è un esercito o una forza antiterrorismo».

Indipendentemente da ciò che sta accadendo in Ucraina e in Russia, è ormai molto evidente che la Russia non controlla realmente la Wagner. Il ritiro delle forze di pace dell’Onu porterà probabilmente a una maggiore dipendenza del Mali dalla Wagner. Saranno probabilmente i mercenari russi a lanciare la controffensiva auspicata dalla Giunta militare maliana. Secondo un sondaggio condotto dalla Fondazione tedesca Friedrich-Ebert-Stiftung, oltre il 90% dei quasi 2.300 maliani intervistati sembra avere fiducia nella Wagner per aiutare il Mali nella sua guerra contro gli islamisti.

Oluwole Ojewale, coordinatore di un osservatorio sulla criminalità organizzata in Africa centrale condotto da un Istituto per gli studi sulla sicurezza, con sede a Dakar, in Senegal, ha detto al programma Conversation: «I recenti eventi in Russia potrebbero avere tre implicazioni per i Paesi africani che dipendono da gruppi armati per la sicurezza. Queste sono: ribellione, aumento delle violazioni dei diritti umani e insubordinazione alle autorità militari statali».

In Africa, i mercenari Wagner non sono tutti russi. Secondo uno studio pubblicato il 27 giugno dall’organizzazione americana Sentry, le truppe arruolate dalla Wagner includono siriani e libici. Il Sentry avrebbe informazioni da fonti militari che le truppe Wagner hanno commesso stragi di massa, anche nelle miniere d’oro e di diamanti di cui la Wagner aveva preso il controllo. L’esercito federale maliano e i contractors della Wagner potrebbero aver usato la violenza sessuale «come forma di guerra psicologica per terrorizzare e sottomettere intere comunità», sostiene l’indagine Sentry.

Jean-Pierre Mara, ex legislatore della Repubblica Centrafricana, afferma da parte sua che «uno sguardo più attento alle attività dell’azienda Wagner in Africa rivela che la cooperazione (militare) avviene dove ci sono materie prime e Wagner controlla gli affari. Per il governo di Vladimir Putin, non c’è dubbio che (tutto ciò) debba continuare». Putin «ha bisogno dell’oro centrafricano e maliano per finanziare la guerra, quindi non cambierà nulla», ha dichiarato Pierre Mara a DW-News.

Irina Filatova, che studia le relazioni tra Russia e Africa, ritiene che tutti i segnali indichino che l’azienda è troppo redditizia e importante per Mosca per smettere di operare attraverso di essa. La Filatova ha sottolineato che l’impresa Wagner comprende una rete di sottoimprese: «Possono essere ribattezzate o rimanere con lo stesso nome, dato che sono già un marchio. Possono agire in modo indipendente».

Alcuni analisti africani sostengono che l’esito della ribellione della Wagner «offre lezioni importanti ai Paesi africani che hanno invitato le truppe mercenarie sul loro territorio».

Ai microfoni di RF, il fondatore de L’Autre Afrique ed editorialista de La Croix, Jean-Baptiste Placca, ha espresso il suo pensiero sulla questione: «Se i leader africani volevano una prova concreta dell’impatto dannoso dei mercenari, l’hanno avuta dalla Russia. I mercenari sono, per definizione, resistenti a qualsiasi nozione di amor di patria. Le denunce verso questo esercito mercenario, ovunque abbia operato, stanno a dimostrare la sua pericolosità. L’ultimo ammutinamento in Russia può essere stato di breve durata, ma è stato comunque un campanello d’allarme, un violento promemoria. Quando la storia si pronuncerà, nessun leader africano potrà dire che non sapeva. L’ex primo ministro centrafricano Martin Ziguele ha sottolineato che, se il capo della Wagner è capace di tradire il proprio Paese, è ancora più potenzialmente pericoloso per quegli Stati africani che gli interessano solo per le loro miniere».

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