La protesta e la festa per una società libera dall’azzardo

Come e perché è nato il progetto “Slot Mob” promosso anche da Città Nuova. Dal consumo critico alla cultura della reciprocità, per non lasciare da solo chi si ribella al degrado delle città. Intervista all’economista Luigino Bruni
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Attenti. Non è affare per bravi ragazzi. Si tratta di rompere la macchina delle uova d’oro, per qualcuno, anche se il gesto che si chiede di condividere è molto semplice e inoffensivo. Può davvero cambiare le cose decidere di recarsi in massa in un bar che ha deciso di non mettere o di liberarsi dalle slot machine? Cerchiamo di comprendere il significato reale di un progetto che nasce in sordina, in pieno agosto, per rendersi palese da settembre in poi in varie città italiane. 

Come confermano tutte le ricerche finanziate dalle imprese del settore, il comparto del gioco d’azzardo è stato legalizzato da provvedimenti votati con accordi trasversali tra le forze politiche e registra, dal 2006, il raddoppio del giro d’affari con alti ricavi per le società autorizzate e introiti di 8 miliardi di euro nelle casse dello Stato.  Nel frattempo le nostre città hanno cambiato volto con interi palazzi diventati templi delle slot-machine fino alla promozione pervasiva dei gratta e vinci negli autogrill, dal giornalaio allo sportello degli uffici postali.

Tutto sembra filare liscio e sicuro quando, inaspettatamente, l’insorgenza civile nasce dai bar. Contro ogni rassegnata e cinica visione del mondo che pretende di vedere ognuno assoggettato al dio denaro, ecco la ribellione profonda che matura dietro un bancone del bar. Come la chiamereste altrimenti la decisione di rifiutare il sicuro introito di migliaia di euro al mese provenienti dal noleggio delle macchine mangiasoldi allocate accanto al frigorifero del latte?

«Non ce l’ho fatta più a vedere le persone rovinarsi la vita», dicono i gestori dei bar che liberano i loro locali da queste pesanti e invadenti ipoteche sul nostro futuro comune.  Bisogna saper conoscere la quotidiana fragilità umana per cercare di rispondere assieme assumendo tutto il rischio che ne consegue. La dipendenza dal gioco d’azzardo, patologia riconosciuta dall’Oms, in poco tempo ha superato quella degli stupefacenti. Sindaci, assessori e comitati di quartiere delle mille città e paesi hanno cominciato a premiare e riconoscere il valore di chi compie una scelta senza aspettare i tempi delle leggi bloccate da troppi compromessi. Di chi, cioè, non attende la norma per cercare di fare giustizia. Ma allora perché non rispondere a questo gesto di libertà con un momento di festa tipico del “consumo critico”?

Non lasciamo da soli coloro che testimoniano la forza del legame sociale che ci unisce. Andiamo assieme a prendere caffè e cornetto in quel bar per dire che da questo luogo di reciprocità quotidiana si riprendono le fila di una società in crisi che rivela sorprendenti risorse.

Da questa intuizione nasce l’iniziativa Slot Mob condivisa inizialmente da oltre trenta realtà assai eterogenee tra loro (dal quotidiano nazionale all’associazione locale, dalla campagna delle grandi associazioni ai laboratori di partecipazione politica) per costruire una serie di eventi pubblici, da Milano a Palermo, tali da mettere in luce questa tessitura esistente di rapporti liberi e liberanti nella vita dei nostri quartieri. Il resto verrà di conseguenza.

Per centrare il senso della proposta poniamo alcune domande al professor Luigino Bruni, docente universitario e responsabile del progetto interazione dell’economia d comunione.           

Professor Bruni perché questa attenzione particolare al gioco d'azzardo? Non è un bene la sua legalizzazione? Non si tratta, in fondo, della scelta di persone adulte? Perché limitare l'iniziativa privata che da reddito a migliaia di operatori in Italia?
«Il gioco d'azzardo è un fenomeno dai mille risvolti. La nostra non è un’iniziativa che criminalizza le persone dipendenti dal gioco, ma le strutture di peccato che ci stanno dietro, e che fanno miliardi di utili sfruttando le dipendenze dei nuovi poveri. Le implicazioni morali del gioco d'azzardo sono simili a quelle "in gioco" in ambiti attigui, come la prostituzione o la donazione di organi. Il fatto che esista la "domanda" di prostituzione nel mondo, e che anche l'offerta riguarda persone adulte, non rende legittima la prostituzione, né tantomeno l'idea di riaprire le cosiddette case chiuse. Esistono comportamenti che sono contro la dignità umana, anche quando sembra, apparentemente, una faccenda privata tra persone. La civiltà umana avanza quando dice che la pena di morte va eliminata, la schiavitù va abolita, non si può usare una persona a pagamento per soddisfare piaceri sessuali, non deve esistere un mercato delle reni e delle cornee, e, noi diciamo, il gioco d'azzardo non deve essere reso possibile in mezzo alle città, nei bar, nei tabacchi, ma, quanto meno, spostarlo lontano, come avviene per i casinò, e limitare di molto la sua presenza nel web». 

Slot Mob inizierà a Biella e Milano e lei cita spesso Dragonetti per spiegare il senso del premio che non è un incentivo. Qual è il senso profondo di questa affermazione? E che legame esiste con la società italiana odierna?
«Noi non vogliamo demonizzare o stigmatizzare quei baristi che hanno slot machines e gratta e vinci – ci sono motivazioni complesse dietro queste scelte, e occorre muovere le istituzioni non scaricare i costi sul singolo esercente. Ma vogliamo "premiare" le virtù civili, cioè vogliamo andare – in cinquecento e tutti assieme: è questo il senso dello slot mob – a premiare, a riconoscere quelle virtù che hanno portato quei (pochi) baristi a liberarsi delle macchinette per un atto di civiltà, di compassione e di civiltà. La tradizione italiana dei premi dice che non basta punire i cattivi: una società vive anche di premi agli onesti, che scatena processi di imitazioni e di formazione dei valori, soprattutto nei giovani.

«Il secondo pilastro del nostro Slot Mob è il gioco buono che cura quello cattivo: faremo tornei di giochi di gruppo, dal biliardino al ping pong, per mostrare un gioco che è un bene relazionale come vera alternativa a chi gioca da solo e contro se stesso e gli altri. Mi ha colpito molto un’esperienza di due ragazzi che sono con noi tra i promotori: vedono un ragazzo disabile entrare a Roma in una sala da gioco. Lo seguono e vedono che era entrato a riprendere la madre che stava giocando dentro. Magari si stava bruciando così la pensione che riceveva per il figlio. E' per amore di questi poveri, vecchi e nuovi, che nasce il nostro progetto». 

Intere città hanno scommesso sui derivati in un grande gioco d'azzardo che pagano i cittadini. Come si può bloccare la finanza casinò? Possono i premi anche in questo campo incidere più delle sanzioni che, tra l'altro, nessuno è in grado di irrogare ? Chi può fermare un fondo speculativo o un fondo sovrano?
«Anche qui con buone leggi (tipo Tobin Tax), ma anche premiando, dal basso e come cittadini, quella finanza diversa, come quella delle banche etiche, cooperative, frutti di antiche tradizioni civili, ancora vive. Non dobbiamo aspettare solo le istituzioni: possiamo fare anche noi cittadini, dal basso, con responsabilità e impegno».

Crede davvero che la società italiana sia in grado di esprimere un legame sociale così forte da abbattere le pressioni delle lobby dell'azzardo e dei suoi denari?
«Lo credo, lo spero, lavoro con tanti per questo. Siamo in una fase cruciale della nostra vita civile ed economica. O saremo capaci di un colpo d'ala e ritrovare una nuova stagione civile e di virtù, o siamo destinati al declino prima economico e poi civile. Una risposta forte ai giochi d'azzardo può essere un passo deciso nella direzione giusta».

Per maggiori informazioni sull'iniziativa visita il sito www.nexteconomia.org/slots-mob

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