La posta del direttore

Dove va l’uomo? Posto che la verità si manifesta principalmente nell’amore, nella carità, nel perdono, nella giustizia, nella solidarietà con chi è nel bisogno, non nel costringere gli altri ai propri voleri, alle proprie opinioni, approfittare della propria forza e non usare il metodo del dialogo, ma quello delle armi, può essere definito barbarie. Questa prassi, grazie a Dio, ha le ore contate. Se la Russia ha compiuto il miracolo della conversione democratica e si è avvicinata all’Unione europea, non tarderà a seguirla in Oriente la Cina in una confederazione di stati. Perciò una nuova meravigliosa prospettiva si apre per tutto il nostro pianeta: l’amicizia per tutti i popoli e l’inizio di una nuova economia universale, che distribuisce i beni della Terra secondo i bisogni di ogni popolo. Siamo sulla buona strada… ma dobbiamo potenziare l’Onu perché rispetti e faccia rispettare i fini per cui è stata creata, che sono quelli di una pace universale stabile, quella della difesa dei popoli poveri, della giustizia, e del diritto di potere usufruire dei beni vitali della Terra. Giovanni Migliore – Siracusa Nella parte della sua lunga lettera che non può trovare spazio su questa rubrica, lei descrive l’Eden. E francamente se i suoi auspici, che facciamo nostri, si avvereranno, il pianeta potrebbe ancora diventare un paradiso terrestre. Purtroppo la barbarie di cui lei parla è ancora molto diffusa, tanto che, a volte, si ha l’impressione che l’umanità cammini a ritroso. Tuttavia, come ci sforziamo di dimostrare su ogni numero della rivista, si può sperare e si deve operare perché si affermi il bene. Chi avrebbe immaginato possibile, fino a pochi anni fa, l’evoluzione positiva verificatasi in quello che era l’impero sovietico? Oggi si può sperare lo stesso riguardo ad altre illusioni di potere che ancora ci condizionano. Sperare e operare contro ogni evidenza contraria. Gli opposti e i contrari di Boetti Ho letto sul n.13 di Città nuova del 10/07/’04 l’articolo sulla retrospettiva dedicata a Bergamo ad Alighiero Boetti. L’articolista in un attento esame della produzione artistica di Boetti ne evidenzia con chiarezza caratteristiche e ricerche. Mi sorprende che la filosofia di Boetti, il quale punta in tutte le direzioni possibili ed impossibili con una totale libertà in cui la sregolatezza diventa regola e scherzare con il mondo diventa il modo di vederlo e di viverlo, venga presentata con tacito assenso come un’idea di fascinosa valenza. Che ogni cosa contiene il suo contrario non significa che si identifica con esso e se questi princìpi sono concetti dell’artista, andrebbero presentati con dovuto distacco critico per evitare che il lettore li possa cogliere quali assiomi codificabili nel linguaggio universale dell’arte, da offrire magari come proposte alle nuove generazioni. Giovanni Davi – Bergamo L’incontro tra gli opposti e i contrari, oltre ad essere una caratteristica dell’opera di Boetti, è stata sempre una prerogativa dell’esperienza artistica ed estetica:L’esperienza estetica di Renato Barilli, cerca il coinvolgimento dei diversi, l’attrito, la stridenza tra generi non unificati, e che anzi devono entrare in un connubio mantenendo, rafforzando i rispettivi tratti peculiari. L’arte ci indica il loro richiamarsi a vicenda, a volte il loro essere l’uno in funzione dell’altro; l’unità piena degli opposti si godrà nell’altra vita, ma intanto gli artisti ce ne offrono un anticipo. Boetti lo fa con l’ironia, mettendosi in gioco e giocando con le parole, le immagini e tutto il resto: è il suo modo di mettere al mondo il mondo e di dirci che vale la pena giocare sia col bianco che col nero, perché il bello del mondo, della vita, di noi stessi, è che siamo talvolta sole talvolta luna; una proposta che vale per tutti, non solo per le nuove generazioni. L’altalena del turismo Ma è proprio vero che il settore del turismo in Italia va così male, come vogliono farci credere le Cassandre della televisione, sempre pronte a pubblicizzare il negativo, basandosi su dati parziali?. Giorgio Fanti – Roma C’è del vero nel pessimismo imperante nell’informazione, ma non dice tutta la verità e, soprattutto, esso è assai spesso strumentale. Innanzitutto è il tono che fa la musica; e ci vuol poco a intendere la chiave di lettura proposta da chi porge la notizia, cioè quella del piove… governo ladro, anche a prescindere di quale governo si tratti. Perché, in sostanza, le cose che vanno male fanno notizia, quelle che vanno bene no. A meno che non si parli di sport. Quanto al turismo, se guardiamo alle quote di mercato che l’Italia continua a perdere, c’è del vero, ma non si può non tener conto che, tornata la pace nei Balcani, la Dalmazia si propone ormai con un potenziale di attrattiva enorme e a buon mercato. E che non è la sola concorrente che ci batte sui prezzi. Se guardiamo al calo di presenze nei mesi di luglio e agosto e al relativo aumento nel resto dell’anno, dovremmo invece rallegrarci perché è quanto abbiamo tutti da sempre auspicato. Dunque, per fare i conti seriamente, le statistiche vanno fatte su base annuale. Inoltre una buona notizia certamente c’è, e cioè che va aumentando, e di molto, l’interesse per le città d’arte che hanno registrato tutte un forte incremento. Da sempre andiamo dicendo che sono il nostro giacimento più prezioso. Finalmente ce ne stiamo accorgendo. Ci si può solo augurare che non facciamo fare loro la brutta fine delle nostre splendide coste che, per avidità, abbiamo così barbaramente deturpato. Il dolore innocente Oggi improvvisamente ho pensato (certamente sollecitata da questo dolorosissimo processo sul delitto di Cogne) al piccolo Samuele, solo a lui, a lui come persona che ha vissuto nella sua piccola umanità una grande esperienza: quella del dolore innocente. E l’ho sentito presente nella mia coscienza al di là del dramma, che ancora lo coinvolge, come una persona ormai nella pace, persona direi realizzata: più grande di sua madre, più grande dei giudici, più grande della verità, anzi capace, ormai, lui solo (anche se è doveroso capire), di dire l’ultima parola, perché a lui solo spetta questo compito: Io sono finalmente nelle mani di un Padre che mi ha accolto con immenso amore, cercate tutti voi di attingere a questa paternità per poter continuare a vivere. Una nonna di Bergamo La lezione di vita di Tiziano Terzani Il 28 luglio dai tg nazionali abbiamo appreso la notizia della scomparsa del giornalista e scrittore Tiziano Terzani: in questo spazio vorrei utilizzare anch’io Città nuova come strumento di condivisione tra tutti noi lettori di qualcosa di bello che mi è capitato nella vita: la possibilità di conoscerlo personalmente. Mi sembra un atto dovuto per rendergli omaggio e per porgere l’invito a conoscere il ricchissimo patrimonio culturale e umano che ci ha lasciato. Per me è stato incontrare un’anima che non lascia indifferenti, una sorta di guru laico, uno spirito indomito e fiero che non sentiva ragioni per la guerra: i suoi articoli e libri erano atti di accusa struggenti e pieni di amore per l’umanità, con la coscienza che il dolore non ha bandiere. I suoi interventi di fronte ad assemblee gremite di studenti, con riflessioni-testimonianze-letture dei fatti argute, acute, appassionate sapevano scuotere la coscienza sulla necessità di scegliere per la propria vita: o oggetti passivi del consumismo dilagante, osservatori inerti di un mondo che si distrugge o guerrieri di pace. Con straordinaria semplicità e credibilità, poneva l’interrogativo:E se all’odio provassimo a contrapporre la non-violenza? Se alla forza opponessimo il rispetto? Se alla rabbia e all’orgoglio proponessimo semplicemente la pace?. Pace che se non è dentro di noi non sarà mai da nessuna parte. Il ricordo che ho di Tiziano è quello di un grande comunicatore, narratore di viaggi, di luoghi lontani, di guerre e rivoluzioni mancate, capace di prestarti la sua vista e la sua percezione per accompagnarti dove non sei mai stato o dove non hai saputo guardare, capace di trasmetterti il fascino della sua professione vissuta come missione civile e come scelta di vita. Metteva a nudo sé stesso, la sua ricerca, la sua anima e anche la sua malattia: perché anche questa era per lui una nuova frontiera, in cui ha voluto essere un inviato speciale alla ricerca solo della verità e della pace. Nell’ultimo libro: Un altro giro di giostra. Viaggio nel male e nel bene del nostro tempo (edito da Longanesi) scrive: A pensarci bene, dopo un po’ il viaggio non era più in cerca di una cura per il mio cancro, ma per quella malattia che è di tutti: la mortalità. E così Tiziano ha lasciato il suo corpo, come amava dire. La candela si è spenta, ma la luce rimane. Grazie, Tiziano!.

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