La pienezza del gaudio

Una lettera-testimonianza di come, a contatto con la Scrittura, Chiara Lubich e le sue compagne venivano interiormente formate dallo Spirito nel difficile periodo di guerra.
Chiara Lubich

La lettera qui riportata, scritta il 15 aprile 1945 ad una ragazza che l’aveva conosciuta e aveva intravisto la luce del suo ideale, è una è testimonianza di come, a contatto con la Scrittura, Chiara Lubich e le sue compagne venivano interiormente formate dallo Spirito nel difficile periodo di guerra. In queste lettera come in altre si vede che tutta la loro vita si riassumeva, di tempo in tempo, in un motto: in questo caso «omnia mea tua sunt», tratto dal Testamento di Gesù (Gv 17,10). Esso, messo in pratica, si arricchiva poi di ulteriori sfumature. 

 

II Domenica dopo Pasqua

       

Piccolo cuore chiamato all’Amore,

 

… Questo solo so che Gesù Crocefisso ed Abbandonato ha dato ai cuori che Gli danno tutto: Salvezza e Santità.

Ho ricevuto or ora una letterina in cui un piccolo cuore come il tuo mi chiedeva: «Ma dimmi come si può perdere l’anima?».

Forse questo pensiero è balenato pure in te.

Se tu o quell’altro piccolo cuore m’avesse fatto tempo fa questa stessa domanda forse la risposta non sarebbe stata la stessa.

Pasqua è passata e con Lei la Luce.

Ecco tutto qui: «OMNIA MEA, TUA SUNT».

È il motto della nostra vita rinata.

 «TUTTO CIÒ CHE È MIO, È TUO».

Così dice l’anima, quando dopo aver tutto perduto (a tutto volontariamente rinunciato per amore), vuole perdere pure l’anima per ritrovarla in Dio.

Ecco allora come dobbiamo attuare questa frase, espres­sione la più schietta dell’Amore: Omnia mea, tua sunt.

L’anima nostra o è in gioia, o è in dolore.

Quando l’anima non canta, qualcosa la preoccupa e questo qualcosa VA SUBITO DONATO A DIO.

Possono essere dolori per le cose esterne (e questi sono i più facili a vincersi dalle anime che vogliono amare l’Amore), possono essere dolori intimi (scrupoli, dubbi, malinconie, tentazioni, vuoti, nostalgie).

Tutti questi dolori VANNO DONATI A DIO.

Più celere il dono, più presto l’Amore scende nei cuori.

Ma qui devi por attenzione:

Chi dona, non tiene per sé il dono fatto.

Se tu senti qualcosa, COMUNQUE SIA, che non ti lascia l’a­nima in PACE, questo qualcosa lo devi donare a Lui CON SFORZO PROPORZIONATO AL DONO. E ciò vuol dire: con uno sforzo tale che tu non abbia a sentir mai più il dolore, perché tutto l’hai donato.

Se qualcosa tieni per te, anche il solo pensiero del dono fatto, ti appropri una ricchezza (meschina ricchezza) che non è più tua.

Inoltre solo nell’estrema povertà dell’anima CHE SI PERDE PER AMORE IDDIO FA IL SUO INGRESSO TRIONFALE COLLA PIENEZZA DEL GAUDIO.

Ecco perché Pasqua fu per noi “passaggio” ad una vita che è gioia che mai tramonterà, finché vivremo l’Ideale in pieno.

Vuoi ora il nostro Modello Eterno?

GESÙ CROCEFISSO ED ABBANDONATO.

L’anima sua di Uomo-Dio, ripiena del più grande dolore che Cielo e terra conoscano: IL DOLORE D’UN DIO ABBANDONATO DA DIO, non dubita un attimo ad offrirla al Suo Padre: «In manus tuas, Domine commendo Spiritum meum».

Così sempre anche noi.

E sai che ti risponderà Gesù alla tua offerta?

«Omnia mea, tua sunt».

TUTTO ti darà, TUTTA LA PIENEZZA DEL SUO GAUDIO.

Che tutto te lo dia.

 

Chiara

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