La lezione umana di Lisette Model

Lisette Model
Sapeva ritrarre nell’intimo la gente. Così scrisse di Lisette Model un’altra grande fotografa, Berenice Abbott. E anche lei, suggestionata da questa capacità, cercava di cogliere nei suoi scatti lo stesso spirito. Approccio che ha influenzato tutta una schiera di fotografi famosi del Novecento, alcuni dei quali allievi della Model nati durante la sua attività di docente. Viennese trapiantata in Francia e poi a New York, Lisette Model (1901-1938) comincia a fotografare a trent’anni, manifestando subito uno stile ironico e personalissimo con cui rappresenta dapprima la Francia e poi l’America di ogni strato sociale. Dalle spiagge pubbliche di Coney Island – celebre la foto che ritrae in riva al mare una donna cicciona piena di vita – ai jazz club, dalla ricchezza oziosa e glamour della Fifth Avenue alla semplicità dei ritrovi di quartiere. Volti tra la folla, colti di sorpresa, nei dettagli del corpo, delle espressioni, dei movimenti. Attimi inattesi, effimeri, intensi, intuitivi, fissati con un occhio che osserva il soggetto senza giudicare ma che scruta comunque in profondità. A questa lezione si ispirarono Eva Rubinstein, Diane Arbus, Leon Levinstein, Raymond Jacobs, Bruce Weber, e sette altri fotografi presenti in mostra come testimonianza di un metodo vitale. Alcune frasi che la Model rivolgeva ai suoi studenti sono un vero e proprio trattato di fotografia pratica e umana. Ne riportiamo alcune: Il soggetto sei tu, l’oggetto è la vita. Il mio scopo non è lo sfruttamento, è la rivelazione. Non scattare la foto finché l’esperienza non ti fa sentire in imbarazzo. La fotografia è l’arte più facile, il che la rende forse la più difficile. Nell’era dello scatto digitale facile possono servire a chiunque voglia fare della fotografia un modo di guardare la vita.

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