La famiglia e l’etica di domani

Uno dei valori tradizionalmente trasmessi dalla famiglia, in ogni cultura, è l’accettazione dei limiti fisici e temporali come fattore di evoluzione storica e culturale della famiglia stessa e del contesto sociale che la circonda. I genitori invecchiano? Peccato! Ma così diventano nonni, teneri e saggi. I nonni sono deboli e si ammalano, ma diventano sapienti e trasmettono una visione della vita che affascina. L’esperienza umana trova in sé stessa la forza di dare un senso alla nascita, all’ineluttabilità delle malattie, del logorio dell’età, delle disabilità e della stessa morte. Per chi ha una fede, tutto ciò è espressione misteriosa dell’amore di Dio. Per chi non crede, è il contatto laico col mistero della vita e la partecipazione alla trasformazione della materia. Ma sarà sempre così? La scienza e la tecnica stanno preparando, per le prossime generazioni (in fin dei conti, tra pochi decenni!) scenari destabilizzanti che sollecitano dalla nostra etica sempre nuove risposte. La ricerca scientifica è inarrestabile e, come la cronaca comincia a dimostrare, presto saremo chiamati a gestire in modo oggi impensabile il miracolo della vita ed il mistero del dolore e della morte. Dietro le porte chiuse dei laboratori si sta entrando nel Dna del fenomeno uomo ed è ormai chiaro che non sarà possibile fermarsi. I nostri figli e nipoti si troveranno davanti a scelte da brividi: in pratica, nascita, morte e qualità della vita non saranno più fenomeni ineluttabili ma percorsi sempre più gestibile. Da chi? Da quali istituzioni? Dal diritto? Dalla politica? Dalle multinazionali? Probabilmente la prima chiamata a decidere sarà proprio la prima forma associativa dell’umanità: la famiglia. Scegliere la qualità della vita nascente, decidere la lunghezza e la qualità della vita declinante, davanti alle prospettive di una esistenza senza dolore, coi ricambi degli organi e con la possibilità di una immortalità medicalmente assistita… richiederà una sapienza collettiva, vale a dire un valore che solo una esperienza sociale di unità potrà meritare. Le famiglie sono coscienti di questa responsabilità? È dalla loro vita, dalla loro esperienza e ricerca esistenziale che le Chiese e le altre istituzioni con ispirazione morale del pianeta (sia religiose che civili, uniche realtà da molti ritenute in grado di gestire l’emergenza etica imminente. Se no, chi altri?) potranno ricevere gli spunti, le provocazioni, gli incentivi per ricercare risposte integralmente umane, perché attinte a quel patrimonio divino, costitutivo di ogni persona. Sarà un nuovo passo verso un mondo più unito.

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Chiara D’Urbano nella APP di CN

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