Jung e il mistero

L’inconscio è soltanto psiche o anche qualcos’altro? Il “Libro rosso” segreto
Jung

Recentemente sono state fatte ricerche sui sogni di persone non vedenti dalla nascita e la cosa sorprendente è che risultano uguali a quelli dei vedenti: nei sogni di entrambi sono presenti le stesse visioni e forme rappresentative plastiche. Sembrerebbe quindi che anche i non vedenti sognino normalmente, con modalità che il prof. Menarini ha definito “le icone nel buio”, nel suo libro L’anima del sogno(Borla).

 

Tutto ciò a conferma di una delle più famose teorie in psicologia, quella degli “archetipi”, avanzata dallo psicanalista Carl Jung nella prima metà del XX secolo. Ma chi era Jung, che cinquant’anni fa, il sei giugno 1961, scompariva all’età di 86 anni? Uno dei massimi esponenti della psicoterapia e della psicoanalisi, per alcuni addirittura più grande dello stesso Freud.

 

Svizzero del cantone tedesco, era figlio di un pastore protestante dal quale forse ereditò l’enorme interesse per la religione e le mitologie del mondo, che studiò in rapporto alla psicologia, in particolare all’inconscio.

Poco prima di morire scriveva: «L’uomo deve sentire che vive in un mondo per certi aspetti misterioso; in esso avvengono e si sperimentano cose che restano inesplicabili. L’inatteso e l’inaudito appartengono a questo mondo. Solo allora la vita è completa. Per me, fin dal principio, il mondo è stato infinito e inafferrabile».

 

Infatti per Jung l’inconscio non è soltanto la psiche. I fattori ignoti che in esso agiscono non sono tutti riconducibili alle pulsioni represse, come pensava Freud, anzi il mistero fa parte della nostra esistenza. Affascinato dall’aspetto apparentemente esoterico della psiche, Jung ne tentò una spiegazione nei termini di una realtà più elevata o profonda che risiederebbe al di là dello psichico e del fisico, collegando le menti umane le une alle altre e con la natura.

Mise a confronto i processi inconsci delle singole persone con miti, leggende e racconti popolari di una varietà di culture in vari periodi storici, scoprendo che i ricordi degli individui e il materiale collettivo contengono elementi comuni che costituirebbero “l’inconscio collettivo” del genere umano.

 

Questo inconscio collettivo ha un aspetto storico e uno archetipico. L’aspetto storico consiste nelle esperienze accumulate dagli esseri umani nel corso della storia, conservate nell’inconscio collettivo del genere umano. Gli archetipi invece sono i principi dinamici che ne organizzano i multiformi elementi. Le idee archetipiche non risiedono soltanto nella dimensione storica, ma possono diventare parte della coscienza delle persone in stato di veglia.

 

La nostra mente, insomma, non sarebbe un’entità isolata, ma costantemente in contatto con altre menti, oltre che col mondo intorno a noi. Non siamo mai completamente distaccati dal mondo esterno; mai interamente limitati e racchiusi nella nostra pelle. Mente e corpo risuonano con l’ambiente, comprese le persone in esso contenute.

 

Mistici e saggi d’ogni epoca hanno a lungo sostenuto che esiste un campo di interconnessione cosmica alle radici della realtà; ma oggi, secondo qualcuno, il pensiero di Jung, lungi dall’essere soltanto pura speculazione intellettuale, sta trovando conferma anche sul piano scientifico, nel “campo” che sta alla base dello spazio stesso. Campo costituito da un mare sottile di onde di energia da cui nascono tutte le cose: atomi e galassie, stelle e pianeti, esseri viventi e persino la coscienza, insieme ai pensieri e ai sogni. Esso è la memoria costante e duratura dell’universo; registra tutto ciò che è accaduto e accade sulla Terra e nel cosmo ed è connesso a tutto ciò che deve accadere.

 

Agli archetipi e all’inconscio collettivo Jung lavorò per oltre un ventennio attraverso un diario personale che oggi è possibile leggere e studiare per la prima volta. In questo diario dal titolo Libro rosso (Boringhieri), che tenne segreto per tutta la vita, Jung trascriveva i sogni e le fantasie del suo periodo di solitudine e disorientamento seguito alla rottura con Freud avvenuta

nel 1913.

 

Il Libro rosso s’interruppe nel 1930 e Jung non volle mai riprenderlo. Lo definì come il suo «confronto con l’inconscio», tant’è che tutte le sue opere, l’attività creatrice, e il suo curioso interessamento a occulto, astrologia, parapsicologia, alchimia e ufo, sono tutti nati dalle fantasie e sogni che fece in quel periodo. Sentiva di aver sperimentato in sé ciò che una volta scrisse: «Una persona integra è quella che ha sia camminato con Dio, sia combattuto con il demonio».

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