Jackie

Un’eccezionale Natalie Portman si carica sulle spalle due donne: Jaqueline Kennedy e Jackie

Un’eccezionale Natalie Portman si carica sulle spalle due donne: Jaqueline Kennedy e Jackie.

Entrambe vere, entrambe finemente tratteggiate. La prima è tangibile, di umane dimensioni, di carne, di ossa e di anima. La seconda è inafferrabile, mitica, è eterna icona mentale, inquilina di lusso nell’immaginario collettivo mondiale. La moglie e la madre da una parte, la regina senza corona, il simbolo, la first lady americana più importante di sempre, per eccellenza, dall’altra. Figura innovatrice, di rottura, colei che aprì al mondo – sfruttando magistralmente il potere della televisione – le porte della Casa Bianca. La grande attrice americana dipinge due ritratti in parallelo: un dolore intimo per la tragedia privata e una reazione pubblica (e politica) a un grande evento storico. Nel contrasto tra questi due dipinti esplode un film potente, da non perdere, una biografia articolata, densa e per nulla agiografica.

Il primo personaggio piange solissimo, l’altro sorride prima della morte del marito, coi suoi colori pastello e il suo charme che bucarono il costume dell’epoca. Così come dopo gli spari di Dallas combatte perché l’immagine di entrambi – sua e del suo re senza corona – sia valorizzata al massimo. Perché la loro epoca, brutalmente cessata, sia narrata nel migliore dei modi. Jaqueline vive un lutto personale, Jackie gestisce i rapporti tra l’uccisione del presidente e il mondo. La Portman, indirizzata dal talento cristallino del regista cileno Pablo Larrain, fa camminare per mano i due personaggi, li fa attraversare con eleganza comune un film poliedrico, che insieme ad uno scavo psicologico approfondito, parla di Storia americana e del rapporto tra vissuto e rappresentato, tra accaduto e raccontato, tra fatti e rappresentazione. Del rapporto tra realtà, potere e media, argomento già affrontato con grande efficacia da Larrain nel riuscitissimo No – I giorni dell’arcobaleno, sul referendum del 1988 col quale i cileni riuscirono a uscire dalla dittatura di Pinochet.

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