Italia a un passo dalla crisi

Il presidente del consiglio invita Lega e M5S a comporre le liti interne al governo per poter andare avanti

«Non mi presto a vivacchiare, galleggiare. Sono pronto a rimettere il mio mandato al presidente della Repubblica». Insolita conferenza stampa del presidente del consiglio Giuseppe Conte nel tardi pomeriggio di lunedì 3 giugno. Cortese e quasi amichevole il rapporto con i giornalisti, fino alla chiusura decretata quando la confidenza stava per diventare eccessiva e le domande troppo insistenti. La travolgente vittoria leghista alle elezioni europee del 26 maggio sono una ipoteca sul futuro del governo chiamato a un duro confronto con i vertici dell’Unione europea e a elaborare una manovra finanziaria che si annuncia pesante.

Conte ha invitato i suoi vice Salvini e Di Maio a decidere se vogliono andare avanti con “leale collaborazione” e “senza provocazioni”, altrimenti sarà crisi di Governo.

Forse non sembra sufficiente un “rimpasto” dell’esecutivo, per usare un termine da prima repubblica. Il professor Conte non ha un partito che lo sostenga. I suoi toni educati, da persona istruita, sono stati una garanzia nei momenti di maggiore tensione, come nel caso dei migranti da far sbarcare a prescindere dai toni ultimativi di Salvini.

Il ministro degli Interni, pur partendo come socio di minoranza del patto di Governo, si è sempre presentato come reale presidente del Consiglio, invadendo la scena mediatica fino a capovolgere la raccolta dei consensi nel test elettorale di maggio. È vero, come fanno notare alcuni, che, conteggiando anche gli astenuti, il consenso effettivo della Lega nazionale è da dimezzare e relativizzare, ma è difficile misurare la presa politica di un partito. E poi il partito degli astenuti ha troppi padri putativi da cercare.

Resta il fatto che il governo è in crisi. Sui tanti capitoli le posizioni divergono. Dalla sospensione del codice degli appalti, fortemente voluto solo dai settori sviluppisti della Lega nazionale, all’applicazione della tassa piatta, o flat tax, fino alla questione delle grandi opere, con Salvini schierato assieme agli alleati tradizionali del centro destra e al Pd.  La propensione a nuove elezioni sembra evidente a quelle forze politiche in ascesa come Fratelli d’Italia che potrebbe far valere la propria quota percentuale per raggiungere una forte maggioranza parlamentare secondo le regole del Rosatellum. Ma l’attrazione diretta verso la Lega si è già fatta sentire con passaggi diretti di diversi esponenti forzisti e sindacalisti ugl.

Salvini potrebbe realizzare l’obiettivo di Renzi che dopo le precedenti europee voleva andare alle elezioni politiche, vincendole trionfalmente ed eliminando ogni formazione minore, come “cespugli” da eradicare.

Il consiglio dei ministri fissato per venerdì 7 giugno potrebbe essere il momento decisivo per la rottura, anche se, così facendo, si andrebbero a compromettere, da parte della maggioranza, nomine importanti nei settori chiave dello Stato. Che, poi, è il vero obiettivo importante e di lunga durata per ogni amministrazione.

Conte ha glissato sulla domanda di una sua futura leadership politica, scherzando sull’interessante posto libero da allenatore della tribolata squadra della Roma. Ma forse è proprio l’area rassicurante di centro che vede molti pretendenti, considerando la desertificazione a sinistra. Area presidiata, finora, da Renzi come da Calenda, quest’ultimo molto presente e visibile sui media e campione di preferenze alle elezioni per il parlamento europeo.

Si avverte la ricerca di certezze rassicuranti davanti alle crisi industriali che sembrano intensificarsi alle porte dell’estate. Dalla chiusura traumatica della catena commerciale di Mercatone uno, alla crisi riesplosa della Whirpool in Campania alla scelta della Unilever di delocalizzare la produzione dello storico marchio Knorr in Portogallo. Mentre nella mattina di martedì 4 giugno è giunta la notizia di una serie di arresti per mafia per una rete malavitosa molto attiva nei dintorni della Capitale, da Ardea a Pomezia, ex zona industriale del Mezzogiorno. Enormi problemi che hanno bisogno di una grande alleanza sociale nel Paese, prima che tattiche politiche.

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