Italia campione d’Europa: ecco le regine dell’italvolley

Chi sono le principali protagoniste dell’Italvolley femminile capace di riconquistare il trono europeo 12 dopo l’ultima affermazione? Scorriamo in “pagelle” un gruppo consacratosi ora tra i più quotati per Parigi 2024.
(AP Photo/Darko Vojinovic)

In quest’estate azzurrissima e indimenticabile dello sport, sembra che vincere una rassegna europea in casa della contendente finalista sia diventata una sorta di memorabile regola per l’Italia. Dopo il trionfo della nostra nazionale di calcio nel “tempio” di Wembley contro gli inglesi e le grandi storie scritte a olimpiadi e paralimpiadi di Tokyo, a salire sul tetto d’Europa è stata in quest’ultimo fine settimana l’Italia della pallavolo femminile, vincendo in finale contro le padrone di casa della Serbia. Ebbene sì, dopo anni di sconfitte incassate sotto i colpi di Tijana Boskovic e compagne, la squadra allenata da mister Davide Mazzanti si consacra finalmente come gruppo vincente.

(AP Photo/Darko Vojinovic)

Un successo dai volti molteplici e variopinti, oltre l’enorme sorriso ormai celebre della nostra implacabile “cannoniera” Paola Egonu. Anche se l’opposta azzurra ha disputato un Europeo da campionessa assoluta che l’ha vista salire in cattedra nei momenti decisivi, dispensando vere e proprie lezioni di pallavolo. Per lei, il voto non può che essere 10, perché quando la palla passa tra le sue mani va a finire puntualmente nella metà campo avversaria in modo letale, assumendo connotati di strapotere tecnico-atletico. In coppia con lei, Elena Pietrini, altro portento per gli avversari con una varietà di colpi d’attacco da vero e proprio braccio armato inarrestabile: a soli 21 anni e con enormi margini di miglioramento, il futuro sembra da favola.

Poco sotto il massimo del massimo, a scolpire la storia dietro le spalle di due giganti, uno scricciolo d’oro: Monica De Gennaro, probabilmente il miglior libero in circolazione in assoluto, difende qualunque palla arrivi, palleggia con margini di errori quasi nulli e regala anche spettacolo.

Come del resto fa Anna Danesi, una vera e propria “sentenza” in un altro fondamentale decisivo: il muro. I “tetti” rifilati alla suddetta Boskovic resteranno scritti nei più noti annali di questo sport: la bresciana disputa forse la sua miglior rassegna in maglia azzurra, con intelligenza e acume tattico, instaurando un feeling notevole con Cristina Chirichella. Quest’ultima aveva peraltro perso la fascia di capitana, poi anche il posto da titolare, senza fiatare. Con l’infortunio di Fahr, tuttavia, era tornata in campo a fare coppia con Danesi, assicurando un affidabile gioco di muro e servizio. Riscatto anche per Ofelia Malinov, che aveva perso la titolarità dopo un’Olimpiade che l’aveva vista al centro di critiche probabilmente eccessive. Non ritrova il posto neanche qui, ma il suo apporto risulta decisivo contro il Belgio e, soprattutto, nella finale con la Serbia: evidente la sua intesa con Egonu che annichilisce la difesa delle avversarie. Non sarà ancora la Malinov del Mondiale 2018, ma resta una delle più grandi palleggiatrici a livello internazionale.

(AP Photo/Darko Vojinovic)

Eppure, la sensazione è che la nostra Italia avesse ben due titolari, di fatto, nel ruolo di alzatrice: Alessia Orro non sbaglia quasi mai ogniqualvolta entra in gare e, anche se l’affinità con Egonu va migliorata, dimostra, col suo gioco al centro, un bagaglio tecnico di primo piano, con pochissime sbavature anche a muro e in difesa. Infine, la capitana Miriam Sylla, bersagliata di critiche fino alla semifinale con l’Olanda, ma evidentemente limitata da acciacchi, che l’avevano costretta già a Tokyo a un ruolo marginale: si riprende la scena nel momento più importante, contro la Serbia, facendo segnare qualcosa come 20 punti e schiantando la dirimpettaia Boskovic. È la grande svolta di un gruppo rimesso in sesto da mister Davide Mazzanti, criticato alla vigilia per la gestione di un gruppo che certamente avrebbe potuto fare di più per il potenziale in seno specie ai Giochi, ma che si prende una sonora rivincita senza rinnegare la propria idea tattica di pallavolo. Perché nessuna squadra, per quanto talentuosa e potente, può viaggiare senza timoniere e, per quanto alcune letture della partita possano talvolta essere da migliorare, risultati alla mano, l’Italia dello sport può solo dire grazie al coach, almeno quanto lo deve a questo magnifico gruppo.

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