Iraq. Il rientro dei cristiani nella Piana di Ninive

Sono 12mila le famiglie cristiane fuggite da Mosul e dalla piana di Ninive distrutta dall’invasione dell’ISIS nel 2014. A Roma il 28 settembre, al Convegno organizzato dalla Fondazione Pontificia ACN (Aids Church in need – Aiuto alla chiesa che soffre), si parla di “Ritorno alle radici”
Ansa/MEMRI

Si parla di circa 95 mila persone che si sono rifugiate a Erbil e nelle città vicine, nel nord dell’Iraq. I numeri della devastazione sono desolanti: 13 mila le case danneggiate di cui 1234 quelle distrutte, 3557 le case bruciate e 8297 quelle danneggiate. Soltanto il 17% delle famiglie cristiane è tornato (14.347 cristiani ritornati); il 10% delle abitazioni ristrutturate (1244). E adesso, con l’attenuarsi del conflitto, bisogna ricostruire per permettere ai cristiani di ritornare nei loro villaggi.

Al Convegno erano presenti il Segretario di Stato card. Pietro Parolin,  mons. Martin Ortega, Nunzio apostolico in Iraq e Giordania, il Presidente internazionale di ACN, il card. Mauro Piacenza ed eminenti rappresentanti e ambasciatori della Santa Sede e delle Chiese irachene.

Due mesi dopo l’invasione dell’Isis nella Piana di Ninive, il Santo Padre aveva chiesto alle Nazioni Unite e a tutta la comunità internazionale di aiutare concretamente i cristiani e gli altri gruppi che erano fuggiti dall’orrore della barbarie.

L’impegno della Santa Sede continua incessantemente per porre fine all’esodo dei cristiani e permettere il rientro nelle loro abitazioni. Si parla di Piano Marshall per indicare l’organizzazione di un vero e proprio progetto di ricostruzione, “Return to Roots – Ritorno alle radici” che la Fondazione ACN sta portando avanti nel nord iracheno.

Riprendendo le parole di Benedetto XVI, il cardinale Parolin  ha evidenziato la missione dei cristiani in questa aera geografica perché «un Medio Oriente senza o con pochi cristiani non è più il Medio Oriente, giacché i cristiani partecipano con altri credenti all’identità così particolare della regione». Ma non basta ricostruire: occorre portare avanti un progetto di riconciliazione nazionale, proprio adesso che la pace è nuovamente minacciata in questo territorio dall’esito del referendum sull’autonomia del Kurdistan che vuole separarsi dall’Iraq.

Il Patriarca caldeo di Baghdad, Louis Raphael Sako, ha affermato che «i cristiani in Iraq sono stati quasi cancellati: erano un milione e mezzo prima dell’agosto 2014, dopo l’invasione dell’Isis sono diventati cinquecentomila». Per realizzare questo progetto le tre Chiese locali, quella caldea, la siro-ortodossa e la siro-cattolica, si sono unite nel Comitato per la ricostruzione di Ninive sostenuto dalla fondazione ACN, nato nel febbraio 2017 per portare avanti l’informazione, le campagne di raccolta fondi e l’opera di sensibilizzazione presso i governi.

Il progetto di ricostruzione è stato presentato da padre Andrzej Halemba, responsabile di ACN in Medio Oriente: i costi stimati per ricostruire le case dei nove villaggi distrutti dalla guerra si aggirano intorno ai 250 milioni di dollari, e sono 363 le chiese, i monasteri, le scuole dell’infanzia, le biblioteche danneggiate.

L’unità della comunità cristiana riesce a coinvolgere molti musulmani che partecipano ai momenti di preghiera indetti dalle tre chiese. L’impresa certamente non è facile ma la Chiesa locale non dispera e continua a lavorare per favorire il dialogo interreligioso, la conoscenza reciproca e puntare sull’educazione e il cambiamento culturale.

 

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