Influenza e arance

L’influenza in arrivo si combatte con la vaccinazione, ma anche con altri mezzi. Intanto vale sempre il proverbio che dice: Letto, latte e lana. E ultimo, ma non ultimo, con le arance, di tutti i tipi, ma possibilmente quelle rosse, come il tarocco, il sanguinello ed il moro, cioè le siciliane che si giovano del sole che illumina questa incantevole terra. Dove non c’è solo mafia, ma anche arte, cultura, persone colte ed intelligenti. Perché, dunque le arance? Tutti sappiamo che questo frutto è ricco di vitamina C, la regina degli anti-influenzali, ma non solo. Contiene anche la vitamina A, che gli oncologi apprezzano perché capace di bloccare i famigerati radicali liberi, in grado di far degenerare i tessuti e di deteriorare le arterie. Quattro etti e mezzo di arance coprono la metà del fabbisogno giornaliero per combattere i radicali liberi che l’organismo, in vario modo produce ogni giorno. Il resto degli antiossidanti poi è presente in altri tipi di frutta e verdura, oltre che nel vino rosso (attenzione a berne non più di un bicchiere a pranzo e cena!). Da segnalare anche il fatto che sia la polpa che la buccia sono ricche di antiossidanti, perciò se si possiede uno stomaco all’altezza, si può benissimo preparare una insalata di arance, come ho appreso tempo fa da un collega siciliano doc, o la famosa anatra all’arancia, piatto da raffinati intenditori. Normalmente, per chi ha poco tempo a disposizione, l’insalata di arance può andar bene, come pure la spremuta mattutina, ricordando che l’arancio di mattino è oro, a mezzodì argento, la sera piombo, anche se si ha uno stomaco di ferro. A tal proposito è bene ricordare che le benefiche sostanze elencate sono contenute nella spremuta, non nelle compresse che normalmente si sciolgono nelle bevande. Lo fanno sapere i ricercatori milanesi che hanno somministrato tre bevande test ad un gruppo di volontari sani (British Journal Nutrition, 2007, 97, 4, pagg. 639- 643) In particolare, i soggetti testati dovevano bere alternativamente, secondo una ricerca condotta con seri criteri sperimentali, una spremuta di 300 ml d’arancia rossa (sanguinello) il cui contenuto equivalente in vitamina C è di circa 150mg, o una bevanda zuccherata, o una bevanda con aggiunta vitamina C nella stessa concentrazione della spremuta. Gli effetti dell’esperimento erano paragonati misurando il danno ossidativo del Dna su alcune cellule del sangue dotate di nucleo prelevate sugli stessi soggetti al tempo 0 e per ogni ora per 8 ore consecutive dopo l’assunzione delle bevande, e ancora dopo 24 ore. Si è così e v i d e n z i a to che il danno ossidativo sul Dna dei mononucleati diminuiva significativamente già dopo tre ore dalla bevuta e la diminuzione si manteneva stabile anche dopo 24 ore, ma solo quando i soggetti bevevano la spremuta d’arancia rossa. Nulla accadeva invece alle cellule di quelli che assumevano liquidi zuccherati, o con aggiunta di vitamina C. Gli autori deducono perciò che la vitamina C, assunta da sola come supplemento, sia poco efficace perché priva delle sostanze antiossidanti suddette. Per questo motivo conviene comperare arance al mercato e farsi la premuta in casa, eliminando la numerosa serie di bevande preconfezionate, tra il resto più costose.

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