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Le proposte di questa settimana vanno dal racconto di integrazione dei migranti da parte dei cittadini di Riace a un saggio sulla Resurrezione; dal secondo romanzo della moglie di Tolstoj alla storia straordinaria di padre Pietro Lavini e della costruzione di San Leonardo

Migranti – Antonio Rinaldis, “Riace, il paese dell’accoglienza”, Imprimatur, euro 14,50 – La cittadina della costa jonica calabrese, famosa per i Bronzi riemersi dal suo mare dopo secoli, è ora alla ribalta come modello alternativo di integrazione dei migranti arrivati con gli sbarchi. Grazie alla visione del sindaco, Domenico Lucano, che la rivista americana Fortune ha nominato quarantesimo uomo più influente al mondo, questi nuovi cittadini hanno cominciato a ripopolare il centro storico semi-abbandonato. Il racconto di una esperienza che può diventare esempio vincente.

Anima & Psiche – Fabrice Hadjadi, “Risurrezione. Istruzioni per l’uso”, Ares, euro 15,00 – «L’ultima lezione del Verbo incarnato è stata di rifare gesti semplici e con ciò a insegnare ai discepoli a non vedere più lui, ma a vedere ogni cosa in lui, e riconoscere la sua gloria». L’evento fondante del cristianesimo nell’originale approccio di uno dei più brillanti saggisti del nostro tempo, direttore dell’istituto di studi antropologici “Philanthropos” di Friburgo (Svizzera).

Narrativa – Sof’ja Tolstaja, “Romanza senza parole”, La Tartaruga, euro 15,00 – Seconda prova narrativa della moglie di Tolstoj dopo Amore colpevole, il cui successo le aveva permesso di uscire dall’ombra del suo illustre marito. Nella storia di passione e senso del dovere di Saša, l’autrice narra in realtà la propria: le crescenti incomprensioni con il marito, l’insensibilità da lui dimostrata di fronte alla tragica morte del loro figlio minore che l’aveva portata alla disperazione e al rifiuto del mondo. E come Saša, Sof’ja trova conforto nella musica di un pianista e compositore.

Testimoni – Vincenzo Varagona, “Il muratore di Dio”, Paoline, euro 16,00 – La storia straordinaria di padre Pietro Lavini, il frate cappuccino che in circa mezzo secolo di lavoro per lo più solitario ricostruì pietra su pietra l’antico monastero di San Leonardo, su uno sperone a strapiombo dei monti Sibillini. Circondato da scetticismo, ma sostenuto da una incrollabile fede in Dio, il frate lavorò per decenni in un posto inaccessibile a mezzi meccanici, con la sola forza delle braccia, prima di riuscire a dotarsi di un piccolo trattore. Oggi San Leonardo è meta di pellegrini e centro di spiritualità internazionale.

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