Imparare la famiglia

Il titolo del progetto è efficace, FamilyPoint, ad indicare la centralità e l’essere punto di riferimento per la più ampia comunità civile in cui si è inseriti, ma anche l’opportunità di incontrarsi e riflettere insieme sugli interrogativi e le potenzialità della famiglia oggi. Per ora l’iniziativa consiste in un programma di formazione articolato in cinque anni, con due appuntamenti all’anno, in febbraio ed a settembre, previsti come moduli di 40 ore annuali e la possibilità, al termine del corso, di ricevere un attestato di partecipazione. Sede del corso, la Scuola Loreto di Loppiano, nei pressi di Incisa Valdarno, nata nel 1982 per ospitare famiglie di tutto il mondo che vogliano fare un’esperienza profonda dell’amore evangelico vissuto e di formazione al servizio di altre famiglie e dell’umanità. Il corso è arrivato al suo quarto appuntamento, previsto dal 9 all’11 settembre prossimi, sul tema Affettività e sessualità, dopo aver già affrontato negli incontri precedenti La comunicazione, L’educazione, Famiglia e salute. Ma ancor più dei singoli temi, pure molto coinvolgenti nella formulazione concreta delle relazioni e delle diverse sessioni di lavoro, risulta molto efficace il modo di affrontare i diversi contenuti. Non ci sono professori in cattedra ma tutti sono chiamati in gioco, sia nei mesi precedenti l’incontro – con alcuni questionari per i Focus introduttivi e i momenti di autoformazione – sia nel corso delle tre giornate. Le relazioni degli esperti, docenti universitari e professionisti di diversi campi, sono sempre accompagnate da vivaci e puntuali dialoghi e domande con le coppie presenti in sala. Le tre giornate sono poi vivacizzate da lavori di gruppo e workshop in contemporanea, che permettono di far emergere tutta la ricchezza dell’espe- rienza di ciascuna famiglia nei diversi contesti e situazioni. Questo è forse l’elemento più bello del FamilyPoint, la presenza di decine di famiglie di tutta Italia, una realtà viva e concreta che normalmente non si vede, desiderose di capire di più sé stesse per aiutare gli altri, e disposte a confrontarsi con altre coppie per impegnarsi a favore di una società migliore. Alcune di queste famiglie sono già protagoniste di piccole e grandi iniziative a favore di altre coppie o di singoli in difficoltà, un preludio di una rete che potrebbe davvero portare il fuoco di un rinnovamento profondo nella nostra società, così spesso ripiegata su sé stessa. Va anche detto che sono esperienze che non possono essere considerate come semplici scelte private, ma rappresentano un bene sociale in quanto offrono risposte concrete e creative alla necessità di una maggiore coesione e di un più forte senso di solidarietà nelle nostre società. Si vede in esse la conferma che la famiglia se è tale non è mai un’isola ma è un crocevia di rapporti costruttivi con la realtà esterna. L’obiettivo dichiarato del Family Point è proprio quello di contribuire allo sviluppo di una significativa rete di famiglie, operanti come soggetti di nuove solidarietà, portatrici di valori ed iniziative idonee ad umanizzare e finalizzare alle autentiche esigenze delle persone i processi di globalizzazione in atto. È essa stessa una società di famiglie già in nuce, che si offre come punto di riferimento per un rinnovato ordinamento sociale, perchè come diceva Igino Giordani, scrittore e uomo politico del secolo scorso, salvare la famiglia è salvare la civiltà. Lo stato è fatto di famiglie. La famiglia vista non come un bene egoistico, chiuso, ma elemento costitutivo di una società viva e sana; centro di un intreccio di amore che dalla famiglia si dilata alla professione, alla città, alla nazione, all’umanità. Oltre se stessa, così da essere fonte di benessere per le persone che la compongono e per la società intera. Laboratori del futuro Intervista con Alberto Friso, responsabile culturale di Famiglie Nuove. Non è esagerato dire che il Family Point e la Scuola Loreto sono oggi dei veri laboratori del futuro? Diciamo che sono realtà in cui si scommette su quella che è una delle caratteristiche più originali della famiglia, il suo essere una realtà unitaria e al tempo stesso plurale, capace di coniugare libertà e amore, identità personali e legami comunitari, apertura alle novità e scelte definitive. Da qui potranno nascere indicazioni preziose per politiche che non mirino tanto a dare incentivi alle famiglie, quanto a riconoscerne l’importanza nella generazione di nuova vita, nell’educazione di cittadini, nella cura di ciò che è bello e dà serenità, nell’impegno per la fraternità e la pace. Senza dimenticare il drammatico fossato che spesso divide il mondo dei giovani da quello degli adulti, così come la sostanziale incomunicabilità che ancora esiste nelle nostre città con le comunità immigrate. Tutto questo può costituire un’autentica e profonda rivoluzione sociale, una novità dirompente nelle istituzioni civili e politiche talvolta confuse tra sclerotizzati modelli passati e improbabili miraggi moderni. La famiglia è il futuro della società, non il passato. Forti di questa esperienza vissuta pur in mezzo alle contraddizioni e le prove di ogni giorno, centinaia di coppie provenienti da tutta Italia stanno dando vita ad un nuovo progetto, finalizzato a promuovere la famiglia come fattore di rinnovamento della società. Però gli interrogativi sono tanti, dalla pluralità di forme di convivenza che qualcuno vorrebbe equiparare al matrimonio, ai diversi tentativi di generare la vita al di fuori della coppia… Lo sappiamo. Sono innumerevoli le forme di sofferenza e di difficoltà che spesso coinvolgono le coppie e i figli. Sembra di dover dire che essa è, piuttosto, il contenitore dei problemi della nostra società. E che stiamo lasciando alle nostre spalle le sicurezze che pensavamo di avere tra le mura domestiche. Eppure l’esperienza pluriennale di Famiglie Nuove, da cui nasce questa iniziativa, indica con forza che dobbiamo guardare meglio dentro la realtà concreta e vissuta delle famiglie, in Italia e nel mondo. È vero che i cambiamenti culturali e sociali sono in alcuni casi vorticosi, soprattutto verso modelli sempre più individualisti di vita e di consumo, e modificano le stesse relazioni all’interno della famiglia, sia tra i coniugi che tra genitori e figli. Così come è ancora forte il pregiudizio che vede nella famiglia non un capitale sociale da promuovere ma un onere da contenere. Tuttavia nell’essere delle persone, indipendentemente dal loro credo, rimane l’aspirazione ad un modello comunitario, si fa acuta la nostalgia di rapporti autentici, liberi, gratuiti, per superare l’isolamento ed il senso di solitudine che attanaglia tanti nei nostri quartieri e negli stessi condomini. Così come ognuno sperimenta nelle proprie città e nei luoghi di lavoro, la sete di valori e di comunione anche tra comunità e culture diverse, che possano dissipare i sospetti e le paure. Insomma tutto dice che la famiglia non è un modello passato, tradizionale, ma è piuttosto il modello per il futuro. È così? Certo. Grazie al suo essere costitutivamente una comunità che nasce dalla libera scelta di due esseri diversi, un uomo e una donna, che nel dichiararsi un amore senza misura, e nel viverlo, diventano capaci di costituire un’unione più forte di qualunque avversità e diversità tra le persone. Di qui l’importanza di questo progetto che mira a valorizzare le esperienze concrete delle famiglie, e riconsidera le tematiche familiari e gli studi specialistici alla luce dei valori che esse incarnano. Si vanno scoprendo così nelle varie fasi che esse vivono, dalla scelta di sposarsi al lavoro, ai figli, al divertimento, alla malattia, i segni che la contraddistinguono: il dialogo, la comunione tra le persone, la solidarietà, lo spirito di servizio, la reciprocità, fino alla possibilità di trascendersi, di sacrificarsi, dimenticando sé stessi per il bene dell’altro.

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