Il testamento biologico

«Una mia parente vuole redigere il testamento biologico e mi ha chiesto di farle da testimone e garante...».
Un medico col paziente

«Una mia parente vuole redigere il testamento biologico e mi ha chiesto di farle da testimone e garante. Se accetto la richiesta, mi pare di andare contro coscienza:  l’alimentazione e l’idratazione non mi sembrano “accanimento terapeutico” e privarne il malato mi pare sconfini nell'eutanasia».

R. L. – Torino

 
Alimentazione e idratazione non possono essere considerati accanimento terapeutico. La terapia mira alla guarigione o per lo meno ad un miglioramento della situazione, anche quando, nel caso di un’infusione di morfina, ad esempio, si tende per lo meno a lenire il dolore. L'alimentazione e l’idratazione sono un sostegno alla persona in stato di necessità e fanno da base per qualsiasi terapia. Non si tratta di un concorso “esterno” tramite medicinali o intervento chirurgico, ma dell’offerta di un supporto ai meccanismi vitali di base, che anche nella cosiddetta condizione di stato vegetativo la persona è in grado di compiere da sola.
Si può per questo interrompere una terapia inutile o eccessivamente gravosa, mentre interrompere alimentazione e idratazione significa impedire la realtà vitale che è premessa indispensabile a qualsiasi ulteriore sviluppo.
Questo ha valore indipendentemente dalla fede. È un guardare senza pregiudizi alla persona umana in quanto tale. Solo in questa luce è possibile trovare una risposta alla domanda ineliminabile: «Ma vale la pena? È ancora vita, questa?». L’insopportabilità di una certa situazione non dipende sostanzialmente dalla densità della sofferenza fisica, ma dal senso di inutilità e di solitudine che la persona prova in determinate condizioni. 
Lei provi a dire a questa sua parente che, anche in condizione di emergenza, lei sarà lì a “sop-portare” (portare con) con lei quella situazione. L’eventuale disagio di un “no” ad una scelta non condivisa credo possa essere superato da questa attestazione di vicinanza.

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