Il sinodo ortodosso al bivio

Riuscirà la grande assise delle Chiese d'Oriente a indicare una via di comunione e di aggiornamento? Le ore decisive in diretta dall’Accademia di Creta
Sinodo ortodosso

Arrivare al Sinodo pan-ortodosso di Creta con ancora nelle orecchie le notizie drammatiche della Brexit è esperienza di non poco conto. Perché anche questa assise delle Chiese d'Oriente, attesa da secoli, vive in qualche modo un divorzio. Nell'aula dell'Accademia ortodossa di Creta, una grande scenografia riproduce, sopra un'icona mariana e una della Pentecoste, i 14 stemmi delle Chiese autocefale ortodosse. Ma quattro sono assenti: Bulgaria, Georgia, Russia e Antiochia. 

 

L'atmosfera è cordiale in questo meraviglioso angolo di Grecia che s'affaccia sull'Egeo dalla penisola di Rodopou. C'è la consueta confusione (apparente) tutta orientale, alla conferenza stampa quasi tutte le domande riguardano questioni giuridiche di procedure, priorità e recriminazioni, gli orari si fatica a rispettarli, i divieti più assoluti diventano poi superabili. Ma questo è normalità. Preoccupa un altro malessere: dopo l'approvazione dei primi quattro documenti, infatti, ci si sta arenando sul testo relativo ai rapporti con le altre Chiese cristiane e al breve messaggio finale.

 

Cosa è successo? A giudizio di non pochi partecipanti, sembra che alcuni vescovi vogliano rimettere in discussione alcuni passaggi già approvati dai 14 patriarchi prima del sinodo. Si tratta di questioni apparentemente secondarie, ma che in fin dei conti tirate le somme diventerebbero gravi, dirimenti, addirittura. Si tratta del concetto del dialogo da avere con le Chiese “eterodosse”, cioè “non ortodosse”. Il grande teologo Zizoulas di Pergamo, forse la mente più lucida dell'ortodossia, è preoccupato e con lui non pochi vescovi. Per un nonnulla si potrebbe arrivare ad un sinodo senza conclusioni.  E il vescovo Seraphim Ioanta, rumeno a Francoforte, teme una frenata su documenti comunque già firmati e peraltro non straordinariamente complicati perché ampiamente condivisi.

 

Eppure qualcosa di importante sembra essere già accaduto: l'incontro tra dieci Chiese autocefale riunite per avviare un processo sinodale («forte è il convincimento che a breve seguiranno altri sinodi», mi dice Nikos Tzoitis, comunicatore molto vicino a Costantinopoli) è già di per sé un evento e una notizia. Vivere e mangiare e pregare e ammirare il mare insieme è già di per sé una grande novità. Che è stata possibile grazie alla tenacia e alla pazienza del Patriarca ecumenico di Costantinopoli che sembra aver mutuato dal papa il gusto per la parresia e la pazienza. Dirsi tutto con carità e ascoltare tutti. Se qualcosa verrà fuori da questa assise il merito sarà in gran parte di Bartolomeo.

 

La giornata di oggi, sabato, sarà quella conclusiva. Nessuno sa bene che cosa succederà. Si vedrà. Il sinodo potrebbe ridursi a poca cosa, dandola vinta in qualche modo agli assenti, oppure potrebbe trovare una soluzione di apertura e rilancio. Che è ormai a portata di mano. Vedremo cosa accadrà nel grande concilio di (quasi) tutti gli ortodossi.

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