Il presidente “democratico”

Eletto Komorowski, l’establishment polacco non può dimenticare i valori incarnati dallo sconfitto Kaczynski, appoggiati da metà del popolo.
Komorowski

La tragica morte del presidente della Polonia Lech Kaczynski nella catastrofe aerea del 10 aprile scorso a Smolensk ha messo in evidenza valori positivi della sua persona. Tali valori erano stati spesso sottovalutati, taciuti o addirittura ridicolizzati ad arte, sia in Polonia che in Europa. Questi fatti hanno provocato una reazione in una parte considerevole del popolo polacco: si è rinnovata la coscienza che la Polonia vuol vivere sì in Europa, ma nel rispetto della sua identità, fatta di valori culturali, patriottici e cristiani. Così Jaroslaw Kaczynski, fratello del defunto presidente, anch’egli testimone di tali valori, che due mesi fa era dato al 22 per cento dei voti, ne ha ottenuti ben 47 per cento.

 

Lo stesso Kaczynski come prima cosa si è congratulato col nuovo presidente. E Komorowski, appena eletto, si è congratulato a sua volta con Kaczynski, aggiungendo: «Ha vinto la democrazia», suggerendo così che, nel caso di una vittoria di Kaczynski, la democrazia avrebbe perso. Una frase in realtà non proprio felice, perché nei confronti della democrazia i due candidati alla presidenza avevano manifestato lo stesso atteggiamento di rispetto. Si diversificano invece nella valutazione dei settori e dei modi della privatizzazione, nella misura dell’aiuto alle classi più povere, nel rispetto della vita umana fin dal concepimento.

 

La Piattaforma civica, il partito di Komorowski e del primo ministro Tusk, ha ora in mano tutte le più alte funzioni dello Stato e può agire liberamente. Dovrà così dimostrare cosa è veramente capace di fare e in che direzione vuol orientare la Polonia. Se la direzione non sarà quella voluta dal popolo e se non realizzerà le numerose promesse fatte in occasione delle elezioni presidenziali, fra sei mesi avrà il giudizio delle elezioni comunali e fra due anni quelle parlamentari.

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