Il papa visto da vicino

Il nuovo libro Luce del mondo è una miniera di episodi, pensieri, squarci della vita e dell’anima del papa. Da oggi cominciamo una serie di approfondimenti.
Il nuovo libro del papa

Uno degli aspetti più interessanti e popolari del nuovo libro del papa, Luce del mondo, riguardano la sua vita privata. Nel corso della conversazione il giornalista tedesco Peter Seewald gli chiede se «possa darci ancora qualche lezione di fitness».

 

Il papa sta al gioco e risponde a qualsiasi domanda, anche di tipo personale e ridendo. «Non credo – dice – naturalmente bisogna disporre in modo saggio del proprio tempo. E stare attenti a riservarsene a sufficienza per il riposo. Affinché poi, nei momenti in cui si è necessari, si possa essere veramente ben presenti». Anche un tocco di autoironia.

 

«Usa la cyclette?» – insiste l’intervistatore. E il papa: «No, non ne ho proprio il tempo, e ringraziando Iddio, in questo momento nemmeno mi serve!».

«Quindi il Papa è come Churchill: no sports

«Esatto».

 

Seewald indaga su come il papa passa il tempo libero dopo le 20 e 45 di ogni giorno ordinario. «Intanto – precisa Benedetto XVI – anche nel tempo libero deve esaminare documenti e leggere atti. Rimane sempre tanto lavoro da fare».

«Poi con la famiglia pontificia – quattro (una recentemente scomparsa: Manuela Camagna) donne della comunità Memores Domini e i due segretari – ci sono i pasti in comune, e questo è un momento di distensione».

 

A cui seguono il telegiornale e qualche fiction, come quella su santa Giuseppina Bakkita, e «poi ci piace Don Camillo e Peppone».

Il papa ci tiene che la famiglia pontificia sia la sua famiglia, a cui è molto legato. Si è letta sul suo volto tutta la sofferenza per la scomparsa della Camagna. «Insieme – aggiunge – festeggiamo il Natale, nei giorni festivi ascoltiamo musica e conversiamo. Festeggiamo gli onomastici e a volte recitiamo insieme i vespri. Insomma, le feste le passiamo insieme». Altro momento molto intenso condiviso ogni giorno è la Santa Messa del mattino.

 

Si nota che il giornalista tedesco è curioso e informato di orologi. Chiede al papa perché «indossa un orologio Junghans degli anni Sessanta o Settanta…».

«Era di mia sorella – è la candida risposta –, me l’ha lasciato lei. Quando morì, l’orologio passò a me».

 

Ad un certo punto, la conversazione si fa più profonda e tocca le corde interiori.

«Esiste un filo diretto con il Cielo?»

«Sì, c’è un aiuto, succede qualcosa che non viene da me».

«E papa Benedetto come prega?»

«Mendicando, ma anche ringraziando; o contento, semplicemente».

 

Emerge, insomma, il profilo di una persona semplice, umile. Quell’umiltà che è dote dei veri grandi.

 

Nell’introduzione al libro così lo descrive Peter Seewald: «A volte guarda in modo un po’ scettico (…) quando lo si ascolta, si percepisce non solo la precisione del suo pensare e la speranza che zampilla dalla fede; ma diviene visibile in modo particolare quel brillare della luce del mondo, lo sguardo di Cristo, che desidera incontrare ogni uomo e che non esclude nessuno».

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