Il Nobel per la Pace al presidente della Colombia

Mentre le forze politiche sono impegnate a uscire dall'impasse del rifiuto agli accordi di pace manifestato dal plebiscito di domenica scorsa, questo premio mette in luce gli sforzi realizzati dal premier durante sei anni per mettere fine a 52 anni di guerra
Santos

Il Nobel per la Pace assegnato al presidente Juan Manuel Santos é sicuramente una ulteriore conferma dell'appoggio che riceve anche dall'estero il processo di pace in Colombia. Un appoggio che certo contrasta col rifiuto agli accordi di pace, cosí come sono stati siglati, sottomessi al plebiscito realizato domenica scorsa.

 

Il Comitato norvegese che assegna il Nobel per la pace, ci ha tenuto a sottolineare la “fortezza” del presidente duarante questo processo e che “coloro che hanno votato per il “no”, non hanno rifiutato il desiderio di pace ma un accordo specifico”. Il che conferma lo spirito di varie manifestazioni in corso nel Paese, l'ultima realizzata lo scorso 5 ottobre, da migliaia di studenti che hanno convocato i loro colleghi a favore del sí ed anche quelli a favore del no a scendere insieme in piazza, vestiti di bianco, per esigere la pace e correggere degli accordi quanto sia necessario per continuare a salvaguardare la pace.

 

Nel mezzo di una situazione politicamente e giuridicamente complessa, fervono i contatti tra le forze politiche per stabilire cosa fare. Perché se non si rispetta la volontá popolare, pur se limitata dalla vittoria per una differenza minima del no (54 mila voti) e nel mezzo di un assenteismo del 62 per cento, si vanifica una indicazione che non era nemmeno obbligatoria per il Governo. D'altro canto, come fare marcia indietro con la guerriglia delle FARC e poi in quali dei punti affrontati dagli accordi? La Costituzione indica che il Parlamento non é obbligato a rispettare il plebiscito, come lo é il Governo. Ma il risultato implicherebbe lo stesso un importante costo politico.

 

Superato il momento elettorale, quando si viene al dunque appaiono i nodi complessi. Dopo una feroce campagna per il no, il suo strenue defensore, l'ex presidente Alvaro Uribe non ha ancora proposto cosa cambiare degli accordi. Anzi, il suo gerente della campagna per il plebiscito ha appena rinunciato dopo aver ammeso in una intervista le tergiversazioni con le quali hanno sostenuto il no, utilizzando argomenti fallaci a seconda del tipo di pubblico e seguendo i consigli di consulenti esteri. La giustizia sta analizzando se esiste una ipotesi di reato.

 

Una situazione dunque complessa, ed il Nobel per la pace conferma l'interesse della comunitá internazionale, manifestato anche da un documento di sei cancellerie sudamericane, affinché non siano vanificati sei anni di faticosi negoziati che oggi stanno facendo assaporare ai colombiani il sogno della pace.

I più letti della settimana

Mediterraneo di fraternità

La forte fede degli atei

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons