Il “Grande fratello” cattura anche l’Africa

Gli autori del programma ne hanno decretato il successo, come è d’uso, in base agli indici di ascolto: dopo la Cnn, il canale satellitare Dstv è il più seguito in Africa da quando mostra le immagini di Big Brother Africa, la versione africana del Grande fratello. Secondo gli stessi autori sarebbe pure veicolo di significati culturali: “Dà una immagine nuova di noi africani, mostra che siamo capaci di scherzare, di innamorarci, non solo di fare la guerra”, hanno dichiarato. E non solo: “La risposta del pubblico dimostra quanto gli africani siano affamati di immagini della loro gente. E immagini lontane dagli stereotipi”. Chissà se di fronte a tanta saggezza, ci sono occidentali che si sentono orgogliosi di aver esportato il peggio della nostra produzione e di contribuire a questa nuova devastante colonizzazione di cervelli, che si preannuncia persino più dannosa di quella perpetrata con le armi. La casa, situata a Johannesburg, gode di tutte le caratteristiche per suscitare curiosità morbosa: sembra una villa della Brianza, i dodici bevono cocktail, giocano a basket, ascolano Madonna su Mtv, ma soprattutto esprimono pubblicamente la propria libertà sul piano sessuale. E fra gli autori c’è anche chi si dichiara “stupefatto” che non siano scoppiati conflitti razziali fra gli ospiti, che provengono da dodici paesi e da diverse etnie, compreso un bianco. Ma sono molti gli spettatori che si sono chiesti se i dodici siano africani “veri”: gli autori spergiurano, ammettendo che però “appartengono all’élite dei loro paesi”. Viene voglia di conoscere quelli che non vi appartengono. OCCHIO AL SITO Cerchi, triangoli, spirali I simboli non catturano solo l’interesse dei grafici, sempre in cerca di espressioni efficaci e sintetiche: il mondo dei simboli racchiude il fascino e il mistero di culture presenti e scomparse. Per questo merita navigare in www.symbols. com, una vera e propria enciclopedia dei simboli. Ne sono raccolti e spiegati ben 2.500, dalla spirale tibetana alla barra verticale europea, alla svastica indù” VERSO UNA RIFORMA? Il reato di opinione Dopo che tra tante polemiche il 7 maggio è stato approvato l’emenda-mento che reintroduce la carcerazione, il sottosegretario all’Editoria, Paolo Bonaiuti di Forza Italia, ha affermato che il governo vorrebbe escludere la pena della detenzione per i reati di opinione, pur rafforzando l’istituto della rettifica. E ha annunciato un più ampio disegno di legge incentrato principalmente sulla riforma dell’Ordine dei giornalisti. Da reato di offesa all’onore a reato di opinione: questa dunque la nuova rubricazione della diffamazione a mezzo stampa che all’interno della commissione suscita qualche perplessità. Ma il governo sembra deciso a percorrere questa strada, così come il presidente della commissione, Gaetano Pecorella (sempre di Forza Italia), che nelle scorse settimane ha distribuito agli altri membri una sorta di questionario per definire alcuni punti fermi su cui poi orientare l’azione legislativa. Appare sempre più chiaro che, se si vuole cancellare la pena detentiva, è necessario rinforzare non solo lo strumento della rettifica ma anche la pena pecuniaria. IN LIBRERIA Il mercato delle telecomunicazioni Nel volume (Carlo Cambini, Piercarlo Ravazzi e Tommaso Valletti, Il mercato delle telecomunicazioni, il Mulino, pp. 357, € 23,00) sono analizzati gli effetti della liberalizzazione delle telecomunicazioni nei principali paesi industrializzati. Un lavoro scientifico che presenta un panorama complesso, ulteriormente complicato dalla introduzione della telefonia mobile. Le politiche di liberalizzazioni non appaiono sempre limpide, e gli interessi privati risultano anche nell’elaborazione delle leggi e nei regolamenti applicativi. (m.z.) netone@cittanuova.it

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