Il governo corre ai ripari

Incontri fiume in Sardegna alla presenza dei ministri Passera e Barca per cercare di rasserenare i lavoratori e salvaguardare il tessuto produttivo
alcoa

451 milioni di euro, di cui 233 di fondi regionali e locali, 128 milioni dal fondo Sviluppo e coesione, in base a un accordo tra Regione e governo, e 90 milioni provenienti dai Fondi del piano operativo nazionale per lo sviluppo imprenditoriale locale. Sono le cifre messe in campo dal governo per cercare di frenare la crisi nel Sulcis.

Nel vertice che si è tenuto nei giorni scorsi a Serbariu, alle porte di Carbonia, i ministri Passera e Barca, accompagnati dal sottosegretario de Vincenti, hanno incontrato sindaci, sindacati e amministratori regionali. Un vertice svoltosi sotto il continuo assedio degli operai, tenuti a bada a fatica dalle forze dell’ordine in tenuta antisommossa, tanto che alla fine negli scontri oltre una ventina di agenti sono finiti in ospedale insieme ad alcuni operai.

Scene di guerriglia hanno caratterizzato l’intera giornata. Fin dal mattino gli operai hanno presidiato il piazzale della Grande Miniera di Serbariu, sede del vertice, tanto che la delegazione governativa è giunta nel Sulcis con un’ora di ritardo, per via dei primi scontri tra operai e forze dell’ordine.

Alle 12 il via al vertice con i ministri Passera e Barca a presentare le proposte operative ai sindaci, alla Regione e ai sindacati. Oltre sei ore di incontri all’interno della sala riunione della miniera, mentre fuori la tensione saliva tanto che, solo grazie all’intervento di due elicotteri, i rappresentanti del governo e quelli della Regione hanno potuto lasciare il Sulcis, per dirigersi all’aeroporto di Cagliari.

Le reazioni sono state diverse. Il presidente della Regione Ugo Cappellacci si è detto soddisfatto. «Il documento, finanziato con oltre 450 milioni di euro, – ha commentato – rinforza le azioni programmate dalla giunta con il piano Sulcis. La salvaguardia del tessuto produttivo rappresenta il punto di partenza di un ragionamento nuovo, finalizzato a creare le condizioni di scenario nelle quali impresa e lavoro possano ricominciare a muoversi in maniera competitiva. Questo è il fondamento delle azioni per la riqualificazione infrastrutturale del territorio e in particolare degli interventi previsti per i porti e per il miglioramento della viabilità, che rappresentano una precondizione dello sviluppo, la cui mancanza ha reso per decenni monco il sistema economico del Sulcis. A tali azioni si sommano quelle finalizzate alla realizzazione di un centro di eccellenza per il carbone pulito, alla realizzazione della filiera dell'energia pulita e dell'agro-energia eco-compatibile e gli interventi per il risanamento ambientale. Mentre lavoriamo per consolidare in chiave innovativa le realtà esistenti, poniamo le basi per creare un circuito virtuoso ambiente-agroalimentare-turismo, che possa essere fonte di nuova impresa e nuova occupazione per il territorio».

Di tutt’altro avviso i sindacati confederali regionali. «Come era prevedibile, il risultato dell’incontro con i ministri non ha prodotto grandissime novità». Lo hanno detto i segretari generali di Cgil Cisl e Uil, Enzo Costa, Mario Medde e Francesca Ticca. «La presenza, seppure positiva, di due ministri e un sottosegretario ha prodotto un piano per il Sulcis, già conosciuto da mesi, ma non ci sono risposte concrete su come mantenere in attività il sistema industriale. Le vertenze aperte rimangono infatti ancora tali, anche l'accordo per l'Eurallumina che si firmerà il 22 novembre sarà un atto che avvierà un percorso importante ma non decisivo. I problemi del Sulcis sono strettamente legati a quelli dell’intera Sardegna: gli alti costi dell’energia, l’inadeguatezza delle infrastrutture e del sistema di trasporti. Di fronte alla complessità della crisi sarda, che ha bisogno di risposte concrete, da dare sia a chi perde il lavoro sia a chi non l’ha mai avuto, è necessario aprire un confronto sull’intera vertenza Sardegna. Regione e Governo non possono pensare di risolvere il disagio e le proteste dei sardi facendo il tour delle aree disagiate. Ciò che serve è un disegno di respiro più ampio che colmi il gap dell’insularità e sciolga una volta per tutte i nodi storici irrisolti».

Sullo sfondo resta la delusione degli operai Alcoa, che dal 1 gennaio saranno in cassa integrazione, la parziale soddisfazione di quelli dell’Eurallumina e quelli della Carbosulcis, mentre la guerriglia che si è scatenata all’esterno della miniera non depone a favore di chi ne è stato protagonista: ragioni della protesta legittime, modalità un po’ meno. Una pagina triste in uno scenario già abbondantemente desolato.

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