Il coraggio di osare e resistere

Valter Baldaccini, a. d. della Umbra Cuscinetti di Foligno, e i giovani parlano di crisi e non solo.
Valter Baldaccini

È possibile avere esempi concreti di «imprese fatte di uomini» che in questo periodo di crisi economica e finanziaria resistano alle logiche del mero profitto e cerchino di tutelare i lavoratori? Valter Baldaccini, amministratore delegato della Umbra Cuscinetti s.p.a., storica impresa capofila di Umbragroup, sembra appartenga a questa categoria di coraggiosi. Ne ha offerto un bell’esempio lo scorso 13 aprile a un incontro nella casa madre di Foligno con un’ottantina di giovani delle classi quinte e i Ragazzi per l’unità della zona, in un dialogo aperto con «quelle nuove generazioni – ha spiegato la figlia, Beatrice, in un momento introduttivo all’evento – che potenzialmente stanno per affacciarsi al mondo del lavoro».

 

La Umbra Cuscinetti nasce nel 1972 dalle ceneri dell’Aeronautica Umbra, grazie all’interessamento di un’industria tedesca intenzionata a esportare la propria produzione di cuscinetti ad alta precisione anche in Italia. Nel 1978 l’occasione d’oro, quando Baldaccini è ancora un giovane ingegnere della società: poter diversificare la produzione con viti a ricircolazione di sfere impiegate sia nell’aeronautica che nei settori industriali. Quindici anni dopo, la multinazionale che controlla la Umbra Cuscinetti ne decide la vendita e l’ingegnere Valter Baldaccini, assieme ad altro manager interno, Reno Ortolani, compra le azioni della società con un’operazione di management by out che vede coinvolti nel nuovo progetto industriale anche un gruppo di investitori locali. Seguono negli anni acquisizioni in Germania e in America, che permettono alla società di internazionalizzarsi e di essere ad oggi il leader mondiale nella fornitura di questo tipo di componenti nell’aviazione civile. Due anni fa, poi, è stato aperto l’azionariato anche a un gruppo di dipendenti.

«Secondo quanto dice il Fmi, era dal 1929 che non si vedeva una crisi di queste dimensioni – ha esordito Baldaccini –. Sono stati stravolti interi settori tra cui quello industriale. All’inizio del 2009 la Umbra, nonostante gli investimenti, non cresceva. Bisognava far fronte a questo periodo di recessione stabilendo una scala di valori: o salvare il profitto o tutelare i lavoratori. Abbiamo optato per la seconda, e pur dovendo ricorrere agli ammortizzatori sociali, abbiamo tenuto conto del fatto che molti hanno famiglia». Stupisce e si spiega così la scelta di trasformare ben 83 contratti da tempo determinato a indeterminato nel luglio 2008, quando la crisi si era già manifestata con segnali chiari. Queste le soluzioni adottate nel breve periodo, ma per il lungo si è pensato comunque di «impiegare le risorse nella rete commerciale, rafforzare l’ufficio tecnico – ha proseguito l’ingegnere – e investire in formazione».

 

Si è poi parlato dell’Africa, perché la crisi finanziaria mette di fronte alla necessità di ripensare ad accordi più equi che tengano conto dei Paesi più poveri; qualcosa che, tuttavia, si può fare anche come singoli. Baldaccini ha parlato della sua esperienza in Kenya: «Avevo sempre sognato fin da quando ero universitario di fare un’esperienza in uno dei Paesi in via di sviluppo». E così, in occasione dei festeggiamenti dei suoi sessant’anni, chiede una mano per l’Africa al posto dei regali e si reca per dare un aiuto sul posto grazie al Movimento dei focolari. Era il febbraio 2006, ma ancor oggi l’ingegnere torna in quei luoghi per seguire e contribuire a vari progetti (pozzi, supporti a distanza e, ultimo, una panetteria a Nairobi).

«Occorre unità nell’altruismo − ha affermato Baldaccini −. La scelta è un privilegio dei ricchi. Di questo privilegio non serviamocene solo per i nostri scopi egoistici». La possibilità di raggiungere quei luoghi viene offerta poi anche a tre dipendenti ogni anno, che hanno viaggio e soggiorno pagati, ma in cambio mettono a disposizione le loro ferie. Un’esperienza unica, come hanno testimoniato due di loro intervenuti durante l’incontro.

Un ampio scambio di battute con i ragazzi, che si sono chiesti come affrontare le sfide del futuro, soprattutto in questo momento di crisi, ha fatto da suggello all’incontro. «L’impegno − ha concluso così Baldaccini − va impiegato non solo nella scuola e nel lavoro, ma nel fare quotidiano. Se ad esso uniamo quei valori dove “l’Io non occupi il primo posto”, questo può cambiare il corso delle cose».

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