Il cerchio dell’indegnità

Il sen. Giuseppe Pisanu ha parlato senza mezzi termini di “indegnità” di tanti che si presentano candidati alle elezioni.
Pisanu

Una denuncia forte e autorevole ha recentemente scosso il mondo politico e non solo: il sen. Giuseppe Pisanu, presidente della Commissione antimafia, ha parlato senza mezzi termini di “indegnità” di tanti che si presentano candidati per rappresentare i cittadini nelle istituzioni amministrative. Parole di fuoco che hanno puntato il dito direttamente sui partiti, cui il presidente Pisanu ha imputato una «disinvoltura nella formazione delle liste molto più allarmante di quella che noi abbiamo immaginato». Ai partiti infatti era destinato il codice di autoregolamentazione che la stessa Commissione aveva varato nella passata legislatura, il 3 aprile 2007, e che li impegnava a «non presentare come candidati alle elezioni dei consigli provinciali, comunali e circoscrizionali» soggetti destinatari di determinati provvedimenti dell’autorità giudiziaria per reati gravi, inclusi quelli legati all’associazione mafiosa.

 

Tutti i gruppi presenti in Parlamento avevano aderito a quel codice, votato all’unanimità. Oggi la Commissione antimafia si trova a fare il punto sulla sua effettiva applicazione, ricorrendo all’aiuto dei prefetti per reperire i dati. E qui si è innestata una ulteriore denuncia: la scarsa collaborazione prestata da alcuni prefetti. Una polemica molto delicata, che apre un altro squarcio inquietante. Ma quello che ci interpella è la selezione della classe politica, che appare insofferente a qualsiasi filtro efficace e che troppo spesso supera anche il vaglio elettorale. Lo dicono i risultati: non di rado i candidati più votati sono indagati, in odore di mafia, o addirittura condannati.

 

Che fare? Quando le situazioni ci sovrastano, immense e insolubili, è il momento dell’eroismo. Un sindaco, Angelo Vassallo, ce lo ha insegnato. Lo scrittore Roberto Saviano, cogliendo al cuore il problema, si è domandato: conviene a un partito essere contro le organizzazioni se questo significa perdere? Quindi: compromesso o sconfitta? La risposta non può che essere una sola: rischiare la sconfitta e patirla, magari, ma essere liberi di parlare e lottare.

Questo il messaggio che deve giungere a tutti i partiti da noi cittadini, con le parole e con i fatti.

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