Il celibato è anacronistico?

«Nel numero 2/2012 di Città Nuova lei dice che "è tutto il cammino di preparazione al ministero sacerdotale che va ripensato"...
Sacerdoti in dialogo

«Nel numero 2/2012 di Città Nuova lei dice che "è tutto il cammino di preparazione al ministero sacerdotale che va ripensato". Non pensa che sia ormai giunto il momento di togliere l'ormai anacronistico celibato dei preti?».

L. D. – Varese

 
Credo che ci sia da operare una riscoperta della realtà della vocazione. Il Concilio ha rimesso in luce il sacerdozio regale, la vocazione di fondo che nasce dal Battesimo: siamo tutti chiamati a "rivestirci" di Gesù, facendo nostro lo stile della sua vita. La vita della Chiesa dipende da tutti noi! 
La vocazione alla verginità e al matrimonio sono entrambe espressione e segno, pur in modo diverso, dello stesso amore per Cristo.
Finora la Chiesa cattolica latina ha ritenuto che la radicalità necessaria per il ministero sia garantita maggiormente da una scelta verginale previa: dico previa perché la scelta celibataria non può essere "funzionale" o strumentale al ministero, ma dev'essere assicurata come vocazione a sé. In questo senso credo che il celibato non sia anacronistico, se si tratta di un'autentica vocazione. Forse quello che è venuto a mancare, soprattutto negli anni in cui è andata emergendo la carenza di vocazioni, è la "cura" di questo aspetto. Si è dato per scontato che la bontà di una persona fosse sufficiente per affrontare l'impegno ministeriale: «Costui è desideroso di donarsi al bene delle anime, quindi saprà affrontare anche le difficoltà legate al celibato»; è quel "quindi" che non può mai essere scontato!
Sul fondamento di un sincero dono a Dio si innesta il "servizio" ecclesiale, a cui la Chiesa stessa chiama, normalmente attraverso il vescovo.
Per questo è necessario nella situazione attuale della Chiesa cattolica latina salvaguardare e accompagnare la scelta verginale come fondamento accreditato della successiva scelta ministeriale.

tongan@alice.it

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