Il bello delle donne

Canale 5 giovedì ore 20.45. Il bello delle donne è il brutto della tv. La fiction di Canale 5 diretta da Maurizio Ponzi è arrivata alla sua terza serie. Assicurando da sempre discreti ascolti, nessuno si sogna più di contestarla. Eppure con il passare del tempo, alla ricerca di nuove situazioni e di intrecci amorosi sempre più originali, il film a puntate sta perdendo sempre più la bussola, scivolando dal leggero- romantico al pruriginoso fino ormai al gratuitamente scabroso. Ai tempi dei film tv che puntano in alto raccontando le vite di personaggi storici, questo di Canale 5 sembra il residuato di una televisione che pensavamo scomparsa, a metà tra Dallas e Uccelli di rovo. Eravamo partiti dalle storie che si svolgevano attorno ad un parrucchiere, il “bello delle donne” appunto: bisogna riconoscere che fin dall’inizio nessuno ci aveva nascosto l’intenzione di narrare vicende da sciampiste. Lo schema è stato fin dall’inizio quello del fotoromanzo: storie che si intrecciano e si susseguono a montaggio alternato. Ne seguiamo tante nello stesso momento e aspettiamo che si intersechino. L’incrocio al quale più spesso le vicende si incontrano è il letto. Un vorticoso intrecciarsi di amori, tradimenti e passioni più o meno lecite che coinvolgono le attrici (Giuliana De Sio e Nancy Brilli, Eva Grimaldi e Antonella Ponziani) e il maschio della situazione (il sex symbol Gabriel Garko). Come in ogni buona telenovela domina lo stereotipo: c’è la cattiva e il candido, l’innamorato e l’amante, il politico maneggione e la contessa decaduta. In questo mondo semplificato il gay può fare solo il parrucchiere o il ballerino. Una scelta che già in partenza impoverisce le ambizioni artistiche del film. La prima serie, grazie anche alla classe di interpreti come Virna Lisi e Stefania Sandrelli, era rimasta in equilibrio sulla linea di galleggiamento di Commesse, la fiction gemella della Rai. Frammenti di vita vissuta, piccanti quanto basta, verosimili per poter coinvolgere emotivamente lo spettatore, superficiali il giusto per non rendere le trame troppo complicate. Tutto sommato uno spettacolo godibile senza eccessive cadute di gusto e soprattutto capace di far scattare il meccanismo di identificazione. Già dalla seconda serie la musica è cambiata e sono arrivate le prime stecche. Troppo banali le vicende, via a incesti, storie omosessuali, Eva Robbins e travestiti. C’era stato già chi ne aveva chiesta la programmazione in seconda serata o la cancellazione. Macché. Alla terza serie eccoci alle spogliarelliste, ai preti che vanno a letto con le decoratrici d’interni e gli omosessuali che passano la notte con i gigolo e frequentano locali da drag queen. Si dirà: succede anche questo nella realtà. Giusto. Ma accade in parti del mondo assolutamente marginali e comunque di nicchia. In pratica se prima si puntava all’identificazione, raccontando storie popolari, così vicine a quelle delle persone ordinarie, ora si cerca quasi di indurre lo spettatore alla spiata. Furtive e rapide intrusioni in remote zone oscure e morbosi mondi paralleli. Da questo punto di vista è quasi offensiva la presentazione che ne fa l’annunciatrice della rete Mediaset: dati i contenuti, non lasciate i bimbi soli. Se così stanno le cose, non è quella la fascia in cui va programmato. Con il pallino giallo la prima serata e gli ascolti sono salvi. La salute mentale di piccoli e grandi, chissà. SORAYA Un fiume nero che contamina il candore della neve. Una impetuosa cascata color pece che sporca la purezza di un fazzoletto bianco sul quale spiccano le insegne regali. Così si chiude il film in due puntate sulla vita di Soraya, che ha conquistato il pubblico tv di Raiuno. Una immagine, quella che precede i titoli di coda, che bene esprime le qualità della fiction prodotta dalla Lux Vide. I rivoli oleosi riportano al petrolio, il vero tesoro iraniano. Per proteggere gli interessi americani in quel settore strategico, lo scià di Persia viene riportato al potere dagli americani. Ed è proprio l’oro nero ad inquinare la storia d’amore fra la “principessa triste” e il marito sovrano, travolto dalla brama di potere. Il petrolio è anche l’immagine della Storia, quella con la maiuscola che fa da cornice e da sfondo alla vicenda più intima, la love story che Soraya vive fino a consumarsi. Il pregio è proprio questo: aver intrecciato l’alto e il basso, le pagine di Storia e quelle del diario personale della principessa, la freddezza della cronaca e il calore delle faccenda di cuore. Rai/ Ufficio Stampa

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