I tunisini arrivano in Puglia

Il disagio di una parte dell’umanità alla porta
Manduria immigrati

Le persone tunisine giunte a Lampedusa da alcuni giorni sono state portate a Manduria, cittadina pugliese in provincia di Taranto con oltre 31 mila abitanti, in un campo di accoglienza che sorge sul suolo di un ex aeroporto dismesso. In realtà il campo si trova a metà strada tra Taranto e Brindisi, precisamente dista circa 5 km da Oria, piccola città in provincia di Brindisi con 15385 residenti.

 

Gli abitanti di Mandria si trovano per la prima volta a convivere con un gran numero di stranieri, e mostrano una certa avversione per la loro presenza. Da principio, infatti, erano 3300; dopo alcune fughe e rientri sono arrivati ad essere circa 1300, fino ai circa 600 di oggi. I manduriani ritengono di non poter essere di aiuto ai richiedenti asilo perché già attanagliati dai propri problemi, pur sapendo che essi sono in città per un periodo limitato, in quanto diretti verso altre città europee.

 

Tuttavia alcuni cittadini si sono mobilitati per procurare indumenti, in particolare scarpe da uomo, che risultavano particolarmente necessarie perchè perse e rovinate nel viaggio in mare, iniziativa alla quale ha contribuito anche il ministero.

 

Vittorio, volontario di una cooperativa che gestisce il campo di accoglienza di Manduria, assunto per aiutare in questa straordinaria situazione, ci racconta che i tunisini ora sono liberi di uscire dal campo e spesso la sera si spostano ad Oria, per mangiare del cous cous e distrarsi. Anche per loro è risultato nuovo l’impatto con un paese piccolo. L’amministrazione provinciale brindisina ha messo a disposizione un pullman per lo spostamento degli stranieri soprattutto per le ore serali e notturne, per evitare incidenti lungo le strade provinciali da essi percorse a piedi. Alcuni tunisini continuano a scappare anche da Oria, facendo variare spesso il numero di coloro che rimangono permanentemente nel campo. Sorge la paura in alcuni cittadini proprietari di ville e abitazioni estive, nei pressi delle località marittime come Ostuni, per l’eventuale occupazione dei loro suoli privati.

 

Nel complesso i servizi del campo di accoglienza funzionano bene, c’è l’acqua per le docce e i pasti sono completi. Si lavora alla realizzazione delle fosse per la rete fognaria e alla costruzione di cabine elettriche.

 

Insieme a Vittorio e alla sua cooperativa c’è anche la Croce Rossa con altre piccole organizzazioni che hanno offerto il loro aiuto, ancora da organizzare in modo efficace. Al campo sono presenti anche mediatori culturali egiziani e italiani che conoscono l’arabo. C’è anche un marocchino che parla arabo e aiuta nelle traduzioni. Cresce l’attesa, nelle persone immigrate, dei permessi per raggiungere il sogno di una "terra promessa", in cui potersi riappropriare della propria vita e del proprio futuro. Speriamo con loro che arrivi presto questo momento.

 

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