Ho negli occhi i rifugiati

La recrudescenza del fenomeno dell'immigrazione clandestina registrata nel corso di quest'anno non può non interrogarci sulle forme e sui tempi dell'accoglienza. L'esperienza e l'augurio per il prossimo anno del presidente della Commissione immigrazione e rifugiati del Consiglio d’Europa  
Migranti

È stato l’anno del grande vuoto. Le tasche vuote di soldi, il frigo vuoto di cibo, la testa vuota di idee, un futuro vuoto di prospettive. Anche la macchina della solidarietà è rimasta senza benzina. Su questa situazione di grande difficoltà si è innestata una recrudescenza del fenomeno dell’immigrazione clandestina.


Un parlamentare è chiamato ad interrogarsi più di altri cittadini sulle proprie responsabilità. Come presidente della Commissione immigrazione e rifugiati del Consiglio d’Europa, ho visitato centri di raccolta e detenzione in Europa ed Africa, dove alla disperazione di chi fugge da un Paese in guerra o in miseria si unisce quella di constatare che nel Paese di approdo non vi sono margini di sopravvivenza. Molto problematica anche la vicenda nei Paesi della cosiddetta “primavera araba”, dove la conquista della democrazia è ancora macchiata di sangue e rallentata dall’odio.


L’augurio che faccio per il 2013 a tutti noi che gravitiamo attorno al padre Mediterraneo è che nel Nord Africa si trovino le strade della vera pace sociale, che i Paesi dei Balcani – in cammino verso l’Unione europea – trovino più chiare garanzie democratiche per farsi accettare e che noi ritroviamo la voglia di tendere la mano a chi sta peggio di noi. Dopo due legislature al Parlamento europeo e altrettante al Senato, lascio per mia scelta l’impegno attivo in politica.
 

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