Guerra in Ucraina, religiosi in prima linea per i rifugiati

Mentre in tutto il mondo donne e uomini di buona volontà rispondono all'appello di papa Francesco e moltiplicano iniziative di preghiera per la pace e gesti di carità concreta, diventa sempre più forte l'impegno dei consacrati e delle consacrate che si trovano in Ucraina e nei territori limitrofi, dove molti profughi cercano accoglienza.
Guerra in Ucraina, l'arrivo di alcuni rifugiati in Polonia, foto Ap.

«Tutti noi stiamo seguendo con apprensione le drammatiche notizie riguardanti la guerra in Ucraina. È triste vedere che attraverso il dialogo e il confronto politico non si riescano a trovare delle soluzioni per porre fine a questa guerra. Noi vogliamo rimanere saldi nella speranza e lasciarci provocare dagli inviti di papa Francesco che ci chiede di non stancarci mai di rispondere al male con la carità». È quanto si legge sul sito dei religiosi orionini, che in Ucraina si prendono cura dei ragazzi con disabilità. La Casa Famiglia Cafarnao si trova a L’viv e l’aggravarsi delle tensioni ha persuaso i religiosi a trasferire in un luogo sicuro i ragazzi che vivono lì. Don Moreno Cattelan, insieme a otto ragazzi, tre operatrici ed una volontaria ucraina, si è messo in viaggio verso il confine con la Romania che dista circa 300 km da Leopoli. In Romania li ha accolti don Valeriano Giacomelli, direttore della Casa orionina di Oradea, che ha accompagnato il gruppo in un ricovero sicuro.

Don Moreno, invece, è tornato indietro: c’è ancora molto da fare in Ucraina. «Sono circa le tre della notte. In poche ore – ha scritto – la mia missione è compiuta. Torno indietro tra lo stupore dei doganieri che solo qualche minuto prima mi avevano vidimato il passaporto in uscita. “Padre per andare in Italia deve andare dall’altra parte” mi dicono solerti. Ma ora la parte da fare è una sola. Tornare tra la mia gente. Don Valeriano telefona da Oradea: “I ragazzi stanno già dormendo”. E mentre lo racconta un nodo gli sale alla gola. Alle 9.00 sono già a L’viv… E poi dicono che i miracoli non esistono!». Ora i ragazzi sono in Italia, nella comunità orionina di Tortona. Intanto, in Ucraina, i religiosi si dedicano all’accoglienza delle famiglie che chiedono rifugio, donne e bambini (uno di loro ha appena un mese), mentre gli uomini stanno combattendo.

Tanti i membri del Movimento dei Focolari sui luoghi di guerra. Oltre ad aiuti immediati, sono state previste anche delle modalità di contributo per sostenere l’azione della Caritas Spes Ucraina. Anche le Piccole Suore Missionarie della Carità si trovano in Ucraina. Sono rimaste per stare accanto ai poveri, alle mamme e ai bambini che si trovano in due strutture a Korotycz, a pochi chilometri di Charkiv. Due di loro, sr Sabina e sr Lidia, sono riuscite a raggiungere Gródek, nella parte ovest dell’Ucraina per allontanarsi da Charkiv, dove la situazione è pericolosa a causa dei continui attacchi russi nella zona che è molto vicina alla frontiera con la Russia.

Invece, sr M. Kamila e sr M. Renata sono rimaste a Korotycz, dove si trovano più di 40 persone, di cui più di 20 sono bambini, e utilizzano come rifugio alcuni ambienti sotterranei delle due case. «Nonostante tutto sono serene e hanno grande fiducia nel Signore, sperando che questo conflitto finisca al più presto. Chiedono di pregare tanto per loro e perché ci sia la pace», dichiara la superiora generale in una nota.

Ognuno cerca di fare la propria parte: in Polonia i monasteri delle Clarisse Cappuccine hanno messo a disposizione le foresterie per l’accoglienza dei profughi ucraini e stanno raccogliendo fondi per sostenere economicamente le comunità più vicine al fronte e più sollecitate all’accoglienza. Attualmente il monastero di Cracovia ospita un gruppo di mamme con i bambini piccoli; i monasteri di Przasnysz e di Szczytno sono in attesa delle persone che stanno per arrivare. Si stima che in Polonia ci siano più di 340.000 profughi. Anche in Italia molti monasteri sono pronti all’accoglienza.

La preghiera rimane l’arma più potente. Dalle Cappuccine del S. Cuore in Ucraina arriva un messaggio scritto da uno dei combattenti: «Vorrei ispirare coloro che pregano per noi a pregare senza interruzioni. Sento molto il vostro sostegno. A volte ci sono situazioni incredibili, (…) usciamo vittoriosi da situazioni estremamente difficili, come se qualcuno ci avesse guidato attraverso di esse. (…) Tutti questi momenti hanno un senso e ci sollevano. Per favore! Non fermate la preghiera!»

Anche i frati Carmelitani in Ucraina sono al fianco delle persone che non sono riuscite a fuggire. La parrocchia di Sasiadowicwe a loro affidata, era frequentata per la maggior parte da persone polacche e molti sono tornati in Polonia. In un’altra parrocchia, frequentata da fedeli ucraini, i frati cercano di aiutare chi è rimasto. In Polonia, anche i conventi dei carmelitani si stanno preparando all’accoglienza dei profughi e stanno raccogliendo fondi per sostenere chi ha necessità.

Nei territori di conflitto i religiosi continuano a operare senza sosta: aiutando, nel silenzio, le persone che hanno bisogno, che di ora in ora diventano sempre più numerose; pregando nelle pieghe di un tempo difficile, facendo proprie le parole dei santi: «Invochiamo Maria per ottenere la pace e che la Madonna prema non tanto sul cuore di Dio, quanto su quello degli uomini» (don Orione).

 

 

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