Grecia, ritorno sul mercato ma la strada rimane lunga

Il Paese ritorna sul mercato dei titoli di Stato dopo tre anni. Ma se da una parte arrivano segnali incoraggianti, dall'altra permangono la tensione politica e le difficoltà economiche. Mentre la popolazione, secondo molti, pare aver perso la fiducia e la speranza
Crisi in Grecia

Finalmente una buona notizia: gli hedge funds stanno di nuovo dando credibilità allo Stato ellenico, un fatto che il governo – che cerca di capitalizzare la prima emissione di titoli di stato dal 2014 – si aspetta possa facilitare lo sviluppo del Paese. Infatti la domanda è stata abbastanza incoraggiante (3 miliardi di bond) e con un rendimento di 4, 625%.

L’ottimismo, anche se riservato, del governo, non viene però condiviso da tutti. Secondo l’opposizione questa iniziativa del governo è prematura, e l’interesse alto specialmente in paragone con quello del Portogallo che si trova attorno l’ 1,5%. In più, ciò non significa molto considerando che il debito pubblico rimane altissimo, lo Stato non è ancora del tutto affidabile, e le misure di massima austerità non permettono lo sviluppo. Il partito Nea Dimokratia non ha perso l’ occasione di far ricordare al premier Alexis Tsipras che quando il governo precedente ha fatto una mossa del genere tre anni fa il suo partito ha reagito proprio male dicendo, tra altro, che si trattasse di uno show senza nessun effetto sull’economia e sulla società. Molti analisti riconoscono che il ritorno sul mercato è uno sviluppo positivo, o meglio una indicazione positiva; però la strada rimane lunga per il Paese, visto che il debito non vienne allegerito, il quantitative easing non è stato concesso, e le riforme anche se votate non sono ancora realizzate – il che vuol dire che ci sono preoccupazioni per il risultato della terza valutazione del programma di salvataggio prevista in settembre. Come se non bastasse, secondo l’ ultimo rapporto del FmI publicato due settimane fa, il debito pubblico ellenico rimane insostenibile sul  lungo termine; e il Paese non potrà ottenere un avanzo primario del 3,5 per cento nei prossimi anni come chiedono le istituzioni europee. In altre parole, oltre il breve termine, la situazione rimane critica.

Ciò non può che influenzareil panorama politico. L’opposizione chiede elezioni. Nea Dimokratia (centro-destra), forte della sua posizione di vantaggio nei sondaggi in vista di possibili prossime elezioni, insiste per le dimissioni dell’attuale governo. Pasok – Dimokratiki Simparataxi (centro sinistra) sta cercando di unire le varie forze progressiste del centro sinistra: iniziativa però che risulta difficile visto che ci sono due tendenze, una in favore della fondazione di un unico nuovo partito, e l’ altra in favore di una specie di federazione di partiti. Intanto le leggi continuano ad essere votate con la fragile maggioranza di 153 voti su 300 seggi.

E la società? In realtà, per la maggiore parte, è indifferente a questi sviluppi. Non capisc termini tecnici e tattiche politiche, vive il suo dramma: continui tagli alle entrate, aumenti nella tassazione, previdenza sociale quasi a zero, ospedali che funzionano con grandi difficoltà, scuole dove mancano insegnanti, disoccupazione reale, secondo Mario Draghi, attorno al 31, 3 per cento e quella dei laureati, secondo la Fondazione di ricerche economiche e industriali, al 36 per cento. La società appare quindi sfiduciata nei confronti delle istituzioni statali. Secondo la ricerca annuale del OECD, solo il 13 per cento dei greci si fida del governo, contro una media internazionale del 42 per cento. La popolazione sembra rassegnata, ha imparato di vivere con le sue paure, preoccupazioni, incertezze, frustrazioni. La società, anche se religiosa, nella percezione di molti ha imparato a vivere senza speranza: e questo è preoccupante e pericoloso.

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