Grandi nomi a Santa Cecilia e Classicadischi

All’Accademia Nazionale a Roma, suona Alfred Brendel. Elegante signore di 74 anni, è la misura personificata. Nessun esibizionismo. Comincia con Mozart (9 Variazioni su un Minuetto di Duport), continua con Schumann (Kreisleriana op.16), Schubert (da Moments Musicaux nn. 1, 2, 4) chiude con Beethoven (Sonata n. 15 Pastorale), ma regala un incredibile Bach, ove il pianoforte diventa un organo. Brendel possiede finezza di tocco e di fraseggio, ama tempi e colori temperati: con lui le pause brillano musica, ma anche tutto cambia ogni volta che muta autore, pur mantenendo una sua sublime semplicità. Brendel sa entrare ed uscire da un autore, rivivendolo. Incredibili il cristallo mozartiano, l’introversione schumanniana, la luce di Schubert, la densità beethoveniana. Si tocca con Brendel quella qualità dei solisti, rara, che è i l sublime. Augurabile a chi è ad inizio carriera, come il virtuosissimo ma algido ancora Yund Li che con la frizzante Orchestra Giovanile UBS Verbier Festival , diretta da Jiri Belohlavek, ospite in Accademia, qualche giorno prima ha eseguito il Concerto n. 1 di Chopin. Pensando poi al nuovo direttore Antonio Pappano, ci si trova con un musicista che ha il dono della comunicabilità precisa e calorosa, unita alla tecnica potente e ad un gesto bello e chiaro. Così il War Requiem (1941) di Britten si allarga monumentale nel suo grido di pace, mentre il Requiem verdiano vede un’interpretazione fondata – pare – sul drammatico credere e sperare o meno di fronte al lutto e alla morte. Pappano allarga e stringe i tempi, fa respirare i cantanti ma anche gli strumenti, e l’orchestra ceciliana suona a meraviglia (violoncelli e corni). Pappano ha capito che il canto in Verdi è espressione vitale, anche in una Messa ove il dolore implorante sembra unica via ad una possibile fede. Bravissimo il coro e il quartetto, fra cui la calda Sonia Ganassi e il morbido basso Ildar Abdrazakov. Pubblico entusiasta. CLASSICADISCHI Andrea Bacchetti, Musiche per pianoforte di Luciano Berio, Decca. Concluso da poco all’Accademia ceciliana il Festival Berio, ecco il giovane pianista genovese alle prese con il pianoforte di un autore intelligentissimo, avido di ricerca, implacabile nel controllare l’emotività. Bacchetti esplora la Petite Suite pour piano, le Cinque Variazioni, la Sequenza IV per piano, Rounds, Six Encores pour piano. Il giovane ha un tocco chiaro, un fraseggiare portato al ricamo, un senso della dinamica preciso: il suo è un pianismo giocato sulla razionalità, l’indagine sulle infinite possibilità del singolo suono, ove la sensibilità è dominata dal controllo lucidissimo del colore e della sfumatura. Bacchetti è un architetto del suono ed il suo Berio ci sta a pennello. Anche se gli auguriamo di non aver paura del cuore. Un disco da non perdere.

I più letti della settimana

Mediterraneo di fraternità

La forte fede degli atei

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons